Critica, Rete, tv e giornalismo Per una riforma della cultura

Siamo tutti d'accordo che la tanto sbandierata «questione morale» debba riguardare non solo la politica, ma principalmente il mondo della cultura. Ogni riforma/rinnovamento del Paese deve partire da chi fa informazione e da chi fa cultura. Poi da chi fa politica, chi decide le linee economiche, chi fa tutto il resto...
Bene. Se è così, una lettura utile alla discussione su cosa (e come) cambiare nel mondo intellettual-culturale italiano, nella convinzione che «il legno storto sia raddrizzabile almeno un po', un millimetro appunto», è il libro di Marino Sinibaldi Un millimetro in là, una ricca «Intervista sulla cultura», come recita il sottotitolo, curata da Giorgio Zanchini (Laterza). Per chi ancora crede che la cultura sia «un'arma possibile contro la disperazione del nostro tempo», il dialogo tra Sinibaldi (anima della trasmissione cult Fahrenheit) e Zanchini (“voce”-Rai e direttore del Festival del giornalismo culturale di Urbino) è utile per riflettere, a esempio, sul rapporto tra (in)formazione e politica, cioè tra lettore ed elettore, in una società in cui da una parte il libro non è più centrale (oggi per la prima volta dopo secoli «si può essere colti, informati e aggiornati senza aprire un libro») e dall'altra il libro rimane «un oggetto democratico, che ha accompagnato la democrazia e forse declina col declino della democrazia»). O sulle contraddizioni del sistema dei media, in un Paese in cui la tv rimane centrale nella (in)formazione delle persone (persino un social network come Twitter, che pareva destinato a enfatizzare l'individualità e la pluralità delle «visioni», alla sera si ritrova a commentare i programmi della tv generalista). O sui rischi di una Rete dove a vincere è il modello per cui «tu cerchi un contenuto, io ti do gratuitamente una cosa mediocre, tu non paghi e siamo tutti e due contenti», abbassando progressivamente qualità e attese del pubblico. O sui «mediatori culturali» che devono sapersi trasformarsi in «connettitori», pur distinguendo tra critica letteraria e blog alla Tripadvisor, perché «non si possono giudicare i libri come stanze d'albergo»...


Un libro che, al netto del solito complesso dei migliori proprio dell'«intellettuale» progressista (che non capisce come ai tempi del liceo non si potesse essere di sinistra), è un utile manuale per aiutare a creare, arricchire, allargare (anche solo di un millimetro...) il pubblico della cultura.

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