Doctorow, il fuoriclasse trascurato

A 83 anni, l'autore è nelle librerie con il suo capolavoro. Ma altri grandi romanzi devono essere recuperati

Doctorow, il fuoriclasse trascurato

È tra i più grandi scrittori americani viventi - alla pari se non superiore a Philip Roth - eppure tra i più dimenticati in Italia. Nei confronti di E.L. Doctorow c'è un quasi totale oblio editoriale. La maggior parte dei suoi romanzi, tutti editi da Mondadori, sono fuori catalogo. Basti citare Ragtime , reso celebre anche dal film diretto da Miloš Forman: un romanzo che ha segnato un'epoca, di godibilissima lettura, pur nella sua struttura storica, eppure ormai introvabile. O altri titoli su cui ci soffermeremo più avanti. La speranza è che l'uscita del nuovo La coscienza di Andrew (Mondadori, pagg. 168, euro 19, traduzione di Carlo Prosperi, in libreria da martedì prossimo) contribuisca a dare allo scrittore la visibilità che merita.

A Doctorow andrebbero dedicate pile di copie all'ingresso delle librerie, al posto dei soliti noti. Perché non è uno scrittore di nicchia - negli Stati Uniti è considerato un maestro - ma uno scrittore che meriterebbe la fiducia di un editore che, oltre a ripubblicarne tutti i titoli, puntasse di più sulla sua genialità. Certo, tutto sembra remare a sfavore di Doctorow: anche la scelta finale del titolo, cambiato all'ultimo momento da La mente di Andrew a La coscienza di Andrew non aiuterà le vendite. A parte il non-sense - la traduzione di «brain» come «coscienza» non ha riscontro in nessun vocabolario inglese o americano, comprese le dieci pagine dedicate sull'Oxford English Dictionary Unbridged se non come «mente» e «cervello» - usare la parola «coscienza» è un gesto suicida. Nell'Italia letteraria esiste solo La coscienza di Zeno di Italo Svevo, che non è proprio un libro da poco o di quei titoli che si dimenticano facilmente. Ogni studente, quindi la maggior parte dei lettori anche meno avvezzi ai libri, ricorda almeno quel titolo insieme a pochi altri tipo Il piacere di D'Annunzio o I promessi sposi di Manzoni. Un particolare su cui mi soffermo perché non è da poco: non è un caso che non esista nessun altro libro importante che riporti «coscienza» nel titolo e persino il capolavoro di Svevo in America e Inghilterra è tradotto come Zeno's Conscience . Importante perché nel romanzo di Doctorow non c'è spiegazione di questa mutazione tra «mente» e «coscienza», anzi. Quella che è rimossa è proprio la coscienza del protagonista Andrew.

Ma andiamo con ordine. Questo è il capolavoro di Edgar Lawrence Doctorow: il suo libro più riuscito, ma al contempo quello più complesso. A 83 anni Doctorow ha avuto l'immenso coraggio di rimettessi in gioco con un romanzo in cui la trama è nella coscienza non di Andrew, ma del lettore. Sta a noi cercare di ricostruire cosa sia successo al protagonista che si definisce, nell'edizione americana uscita lo scorso anno per Random House, «freakishly depressive cognitive scientist», «uno scienziato cognitivo terribilmente depresso». Andrew ha ucciso il proprio figlio per errore, somministrandogli un farmaco sbagliato, ha mandato in rovina il primo matrimonio, perso la seconda moglie ed è stato uno studioso inconcludente nelle sue ricerche accademiche neurologiche. D'improvviso si trova davanti a uno psichiatra, forse un agente governativo, che deve interrogarlo per indagare le sue colpe in un flusso narrativo solo apparentemente senza trama. Un continuo vagare tra realtà e finzione, tra passato e presente, in cui il lettore comunque non si perde perché la scrittura di Doctorow è magistrale. Come lo è il suo pensiero su un'America che vive ormai del proprio riflesso, cieca di fronte al disfacimento etico, civile e sociale.

Come quando Andrew chiede a Doc, lo psichiatra investigatore: «Quale caverna? Non hai letto Platone. Dove vive la maggior parte di noi, immaginando che sia il vero mondo baciato al contempo dal sole mentre è soltanto una caverna illuminata dai fuochi baluginanti dell'illusione». E tra queste macerie morali anche Andrew diventa la metafora morale di tutti noi: «Perché la verità è che io scrollo le spalle e tiro dritto. Nelle profondità del mio essere, succeda quel che succeda, resto freddo, impenetrabile al rimpianto, al lutto, alla felicità, pur essendo capace di fingere talmente bene da ingannare me stesso. La mia anima giace in un profondo, immobile, meraviglioso, imperturbabile, calmo, freddo lago di silenzio». Non è quello che, alla fine dei conti, facciamo noi tutti ogni giorno? Sopravviviamo perché facciamo finta.

Questo romanzo è la dimostrazione di un Doctorow molto lontano dai suoi libri precedenti. Come ha dichiarato nel corso della sua prima presentazione americana, all'«Unterberg Poetry Center» di Manhattan, «la letteratura oggi è la più conservatrice fra tutte le arti. È l'unica a essere rimasta immobile e convenzionale. Nella musica, nella pittura, ci sono state rivoluzioni immense. Nei romanzi contemporanei no: siamo fermi al raccontare soltanto delle storie. Con Andrew's Brain ho cercato di andare oltre questi confini». A confermarlo c'è un uomo e uno scrittore di 83 anni, ma dov'è il coraggio dei giovani scrittori, sempre legati al cordone ombelicale della propria inoffensiva «ferocia» narrativa? Doctorow ha la stessa forza narrativa di altri geni della letteratura contemporanea americana come Richard Powers e Denis Johnson (pubblicati anch'essi da Mondadori), ma gli altri dove sono? Ah già: Philip Roth è impegnato nella stesura della sua biografia a quattro mani con Blake Bailey e gli altri non stanno tanto bene.

Doctorow è un Maestro. Eppure la maggior parte dei suoi romanzi sono fuori catalogo. Si pensi all'incredibile La fiera mondiale : un romanzo immenso, ma anche di un'attualità sconcertante. Ambientato tra l'inizio degli anni Trenta - quelli della Grande Depressione - e la New York del 1939 in preda ai fermenti della Fiera Mondiale (l'Expo di oggi), tutto è narrato attraverso lo sguardo innocente di un bambino di nove anni. Vi ricorda qualcosa? Non è lo stesso clima che respiriamo oggi in tempi renziani? Tutto crolla, eppure tutto deve splendere. Eppure Mondadori non lo ha ripubblicato (manca dalle librerie dal 1986). Lo stesso per Il libro di Daniel , celebre anche per il film diretto da Sidney Lumet o il geniale Homer & Langley (del 2009!). Eppure Doctorow non è uno scrittore da niente. Se non lo trovate nelle librerie cercatelo nelle biblioteche e scoprirete un mondo, in attesa che Mondadori (casa editrice che ha in catalogo i migliori scrittori americani) li ripubblichi.

Perché, come ha scritto Don DeLillo, scrittore che non si spertica mai in elogi per gli altri, «la prosa di Doctorow è la misura esatta delle possibilità della nostra contemporaneità, dove le semplici vite si caricano del passo della Storia».

@gianpaoloserino

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