Ethel Lilian Boole, l'unica comunista che piaceva a Indro

Montanelli si riconosceva nelle vicende del protagonista de «Il figlio del cardinale» (1897), ambientato nell'Italia pre-unitaria, un vero manifesto letterario dell'ateismo

Ethel Lilian Boole, l'unica comunista che piaceva a Indro
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Nome da dea, Ethel Lilian Boole (1864-1960) è la nipote del geografo George Everest, a cui è intitolata la montagna più alta del pianeta, e la figlia di George Boole, che alle vette montane preferì quelle dell'intelletto: è considerato il Prometeo della logica matematica, da lui deriva la cosiddetta algebra booleana. Forse l'iridescente sangue irlandese, propenso alla trasgressione, galvanizzò la mente di Ethel: spedita a Berlino per studiare pianoforte, preferì Machiavelli a Mozart e il suo idolo, al posto di Chopin, divenne Marx. Gonfia di retorica politica, mazziniana convinta, «Lily» salpò per Pietroburgo, pronta ad avventure rivoluzionarie. Più che armeggiare con le molotov, traduceva i classici russi (Gogol', Dostoevskij, Garsin), infine incontrò il futuro marito, Wilfrid Voynich, figlio di Madama Russia, antizarista, spedito in Siberia per riabilitarsi, ma poi evaso e riparato a Londra. Lì, lo scaltro e raffinato Voynich aprì una libreria antiquaria (in Soho Square) celebratissima: in un collegio gesuita di Frascati scoprì la perla che gli cambiò la vita, il cosiddetto Manoscritto Voynich, una specie di Necronomicom e di Aleph borgesiano, redatto nel XV secolo, in cui disegni botanici e astronomici sono impepati da descrizioni compiute in una scrittura ancora indecifrata.

Basterebbe shakerare la vita di Ethel per farne un romanzo, invece lei, Lilith con falce&martello al posto dell'aureola, scatenò le proprie frustrazioni rivoluzionarie nel romanzo Il figlio del cardinale. Pubblicato a New York e a Londra nel 1897, narra (con cinematografico patetismo) la vicenda del «Tafano»: «Basso. Capelli neri. Barba nera. Pelle scura. Occhi azzurri. Fronte ampia e quadrata. Balbetta. Ottimo tiratore». Figlio illegittimo del futuro cardinal Montanelli (quando Indro lesse il romanzo gorgogliò: «Mi s'accapponava la pelle. Sembrava che la Voynich avesse vaticinato la mia vita»), costui, pamphlettista vigoroso, lotta, nell'Italia preunitaria, contro lo strapotere ecclesiastico. «La malattia di per sé è ciò che viene definito “modo di pensare religioso”. Si tratta del desiderio morboso di innalzare un feticcio e adorarlo, di prostrarsi e venerare qualcosa. Poco importa se quel qualcosa è Gesù o Buddha o un totem»: questo il credo del rivoluzionario. Affiliato alla Giovane Italia, il «Tafano» è dotato di un carisma morboso, è una specie di Cristo al contrario, che finirà morendo per mano del Padre. Crudele e torbido quanto basta («Noi atei riteniamo che se un uomo ha un peso, debba sopportarlo meglio che può. Se si lascia schiacciare da quel peso, tanto peggio per lui. Invece, un cristiano va a piagnucolare dal suo Dio o dai suoi santi»), il «Tafano» agisce a Firenze (la base politica dell'azione) e a Brisighella, nelle viscere del ravennate, perché «in Romagna la gente ha il sangue caldo», quella era terra di mangiapreti (oggi solo in versione enogastronomica, come strozzapreti).

Da romanzo la storia della ricezione del romanzo. Al di là degli applausi di pregio (da parte di Jack London e D.H. Lawrence) e dei roboanti complimenti («Il più emozionante romanzo in lingua inglese che io abbia mai letto», per Bertrand Russell), il libro non fece la fama di Ethel. Altri due romanzi (Jack Raymond, 1901; Olive Latham, 1904) furono un mezzo fiasco, non andò in porto neppure il tentativo di tornare a rifilare le vicende del «Tafano» (An Interrupted Friendship, 1910). Ethel, convertita al consumismo americano, finì a insegnare musica al Pius X School of Liturgical Music del Manhattanville College of the Sacred Heart. Oltre cortina, però, Il figlio del cardinale ebbe un successo clamoroso. Ovod, così la traduzione, divenne un kolossal sovietico inevitabile, classe 1955, con la colonna sonora di Dmitrij Sostakovic. Dal romanzo sono sbocciate in Russia otto riduzioni teatrali, otto trasposizioni operistiche e tre film. Testo canonico nelle scuole sovietiche, ha influenzato perfino l'epopea astronomica: gli scienziati sovietici hanno dedicato alla fatale scrittrice un asteroide, «2032 Ethel».

Insomma, una diva. E l'Italia? Ethel tentò di far tradurre il libro rivoluzionario nel nostro Paese, seducendo Giorgina Craufurd, la moglie di Aurelio Saffi, intimo di Giuseppe Mazzini. Le andò male. Ora ci è voluta la perizia di Alessandro Farsetti che ha pubblicato con Castelvecchi una nuova edizione del romanzo (pagg. 380, euro 18,50) ricchissima di apparati.

Il successo nei Paesi che orbitano intorno alla vecchia Urss è invece perpetuo: «oggi il romanzo è sempre molto popolare in Cina, Vietnam, Iran e Cuba, dove si continuano a produrre nuove edizioni, mostrando grande interesse nei suoi confronti» (Farsetti), la traduzione vietnamita è ancora in commercio, dieci anni fa la Repubblica Popolare Cinese ne ha tratto un film per la tivù in 20 episodi. L'irlandese Ethel ha davvero rivoluzionato la letteratura.

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