nostro inviato a Torino
È un po’ come ai casting nei film: la mamma che spinge la figlia, «Vai vai, che davanti magari ti vede». Ma non è una sfilata, è l’incontro con Fabio Volo, guest star del Salone. Anche lui, a suo modo, un modello. Di romanzi pop, di marketing applicato al libro, di come si sta sotto i riflettori.
I riflettori, ieri, a Torino, erano tutti per lui e il suo ego. Al secondo minuto della lectio magistralis del professor Volo parte il grido, non di una ragazza ma della madre: «Vai Fabio». Sì, ma dove? Applausi. Il ciclone pop si è abbattuto sul Salone, per un giorno tutto italiano: Fabio Volo all’Auditorium, 1900 esauriti, Niccolò Ammaniti nella grande Sala Gialla, e l’«america-taliano» Christopher Paolini, i cui fan in caccia di autografi - età media 14-15 anni, poco più piccoli del loro divo - hanno avvolto, in una sterminata coda di drago, l’intera Arena Bookstock per tutto il pomeriggio. Paolini, Ammaniti, Volo. In tre fanno il fatturato di tutti gli altri autori presenti al Salone messi insieme. Il teen-pop, l’intellettual-pop e il fantasy-pop.
All’incontro-lezione di Fabio Volo, al netto delle madri, l’eta media si aggira tra i 16-17 anni (ci sono anche bambini di 10 e giovani adulti di 40). Perché hanno fatto la fila di un’ora per vedere Volo? «Perché scrive bene». «Perché dice le cose vere». «Perché è una persona autentica». «Perché è uno che ha tanto da dire». «Perché... boh».
Sì, boh. Ma sono in tanti, giornalisti, sociologi, critici letterari e televisivi, a voler capire il successo da sei milioni di copie vendute dei sei romanzi best-seller di Fabio Volo. Commercialmente è un monarca assoluto. Mediaticamente un talento unico. Da solo, su un enorme palco deserto, in piedi con una bottiglietta d’acqua, per un’ora e mezza tiene appeso al fumo delle sue parole l’Auditorium strapieno. E parla solo di una cosa. Se stesso. La sua vita, i suoi sogni, le sue manie, le sue idee: sull’amore, sul matrimonio, sul senso della vita, la sua di solito. È bravissimo.
La sua performance al Salone, in fondo, è uguale ai suoi romanzi, alle sue trasmissioni radiofoniche e a quelle televisive, più o meno. Va avanti a pillole di saggezza travestita da buon senso, e viceversa. «Leggere un libro è come conoscere una persona». «Per arrivare a mangiare la cioccolata al cacao 100% si deve iniziare dal cioccolato al latte, ma uno che mangia solo il ciccolato al cacao 100% non deve denigrare chi mangia il ciccolato al latte, o al cacao 75%. Bisogna fare un percorso».
Che è una metafora per dire che magari leggere un libro di Volo è l’inizio di un percorso per poi arrivare a leggere, chessò, Svevo. Almeno crediamo.
«Comunque non esiste la scusa del tipo “Non leggo perché non ho tempo”». Standing ovation del popolo pop-teen.
Da Ammaniti, invece, la platea (per metà dentro, per l’altra metà fuori per mancanza di posto) è in media di post-universitari e coppie di mezza età.
L’ex cannibale, Premio Strega, Scrittore Impegnato ma in maniera Disimpegnata, per pochi ma a portata di tutti, legge uno dei racconti della nuova raccolta, Il momento è delicato («Il titolo l’ho scelto perché tutti mi dicevano che i racconti non vendono, meglio un altro romanzo, il momento è delicato...»). Il racconto, storia grottesca di un marito fedifrago, è divertentissimo, e il pubblico divertitissimo. La battutta finale, della moglie vendicatrice, fa partire la ola emotiva che scuote la sala: applausi, risate, urletti. Un reading, ma pop.
Al contrario di Volo, Ammaniti detesta raccontare di sé e della sua vita, parla semmai della lettura e della scrittura. Racconta di come nascono le sue storie - «In genere mi dà fastidio scrivere di cose della mia vita, penso che la letteratura debba essere una porta che introduce me e i lettori in mondi che nessuno di noi conosce...» - parla delle sceneggiature, del lavoro di scrittura a più mani, dei romanzi che gli hanno cambiato la vita, i suoi: Come dio comanda e Ti prendo e ti porto via. Poi spiega la differenza tra scrivere un romanzo e un racconto: «Il primo è come una storia d’amore, il secondo una scopata...
Però in quarta di copertina ho tolto “scopata” e ho fatto scrivere “notte di passione”... Mi sembrava più adatto...». Più adatto a tutti. Come impone la cultura pop.L’incontro è finito. Centinaia di fan sotto il palco. Firme delle copie. (Titoli di) coda.