Storia d'assalto

L'inferno della Futa, trincea e tomba per migliaia di soldati

Il Passo della Futa fu fortificato con forza nel quadro della Linea Gotica dalla Wehrmacht. Per prenderlo, gli Alleati decisero di aggirarlo, imponendosi però una dura conta di morti

Il Cimitero Miltiare Germanico al Passo della Futa
Il Cimitero Miltiare Germanico al Passo della Futa

A 950 metri di quota, il Cimitero Militare Germanico troneggia silenzioso sui cammini percorsi dai viandanti della Via degli Dei tra Bologna e Firenze, dominando il Passo della Futa. Custode di 30mila salme di caduti tedeschi durante la campagna italiana della Seconda guerra mondiale, definito da Paolo Rumiz un "commovente monumento all'antiretorica come tutti i cimiteri dei vinti", quello della Futa ricorda una delle più dure e meno note battaglie consumatesi in Italia tra il 1943 e il 1945. Anni terribili, segnati dalla trasformazione della Penisola in campo di battaglia, dal contrasto deciso di poche, ma scelte, truppe tedesche contro le armate alleate, dalla rappresaglia nazifascista contro la guerriglia partigiana al Centro-Nord. E che tra la fine del 1944 e la primavera 1945 videro la battaglia concentrarsi sul fronte compreso tra Mar Tirreno e Mare Adriatico.

Per otto lunghi mesi, la Linea Gotica fu teatro del confronto tra le armate tedesche di Albert Kesselring e quelle alleate del generale Harold Alexander. Contro i residui reparti tedeschi arroccati tra le alture appenniniche e le città rimaste sotto il controllo di Berlino, si muoveva un'armata multinazionale. Americani, britannici, francesi, australiani, neozelandesi, canadesi, sudafricani ma anche brasiliani, polacchi, greci erano schierati, oltre ovviamente alle divisioni del ricostituito esercito del Regno d'Italia.

Lo sfondamento avvenne con l'offensiva di primavera del 1945 che, assieme alla chiamata all'insurrezione da parte del Comitato di Liberazione Nazionale, provocò il collasso del fronte tedesco. Dimenticata da molti è invece la durissima offensiva con cui gli Alleati provarono a balzare oltre la Linea Gotica tra l'agosto e l'ottobre del 1944. Una campagna in cui morirono o furono feriti 42mila uomini tra i reparti tedeschi e della Repubblica sociale italiana e 30mila in campo alleato, e conclusasi con successi limitati ma pagati a duro prezzo da parte degli angloamericani prima dello stop alle operazioni per l'avvicinarsi dell'inverno.

Proprio la Futa, ove oggi riposano i caduti tedeschi, fu tra gli epicentri di queste battaglie. Ma non delle decisive. La Futa era una chiave di volta del sistema di difesa costruito dai tedeschi sviluppando una trincea a cielo aperto, da La Spezia a Cattolica per 320 chilometri, sostanzialmente basata sugli ostacoli naturali ed i rilievi montuosi che si alternano con progressiva continuità tra Adriatico e Tirreno. La Wehrmacht disposte sulla Futa rifugi, bunker, reticolati, campi minati, fossati anticarro talvolta lunghi chilometri come a Santa Lucia, ai piedi del passo. Due gli obiettivi strategici: tagliare la Statale 65 che porta a Bologna e dominare, rendendo sanguinosa l'avanzata agli Alleati, la piana del Mugello.

"Alla Futa, a parte il lungo fossato anticarro, sono approntate casematte in cemento armato, piazzole per le armi e ricoveri delle truppe", nota la storica Martina Treu. "La linea di difesa avanzata comprende trinceramenti difesi da filo spinato e campi minati, e sono concentrate qui due delle cinque divisioni tedesche dell’Appennino centrale. Ma gli americani a sorpresa attaccheranno al Passo del Giogo, meno difeso e fortificato, dopo aver ingannato i tedeschi sulle loro vere intenzioni con una manovra diversiva della 343* Divisione di fanteria sulla direttrice della Futa, a cavallo della dorsale della Calvana e attraverso Calenzano e Barberino".

Quando a fine agosto la Wehrmacht subì l'attacco britannico nella zona di Rimini e San Marino, si aprì la strada perché la sfida venisse portata anche nell'area tra Bologna e Firenze, dominata dalla Futa. E proprio il timore di una risposta forte e decisa da parte tedesca spinse gli Alleati a condurre l'offensiva sui più erti sentieri del Passo del Giogo, a una quota inferiore, ma più "selvaggio" sotto il profilo orografico. L'ossessione tedesca per fortificare uno dei valichi storici degli eserciti che passavano attraverso gli Appennini costò la perdita dell'effetto-sorpresa a favore dagli Alleati. Ma gli angloamericani pagarono questa scelta, pur vittoriosa sul campo, con migliaia di vittime del fuoco incrociato delle mitragliatrici, dei bombardamenti di mortaio, della necessità di attaccare in salita un nemico ben schierato.

Lo sfondamento avvenne tra il 18 e il 21 settembre. Il 21 settembre truppe greche, canadesi e neozelandesi entrarono a Rimini mentre gli statunitensi occupavano Firenzuola e il passo della Futa, abbandonato dai tedeschi dopo esser stato attaccato dai fianchi, ma non senza aver svolto il suo ruolo strategico di deterrente. Il rischieramento germanico nei punti immediatamente arretrati comportò, a sua volta, profonde perdite per le truppe di Kesselring: la ritirata da un contesto trincerato nella montagna impone infatti cedimenti non secondari.

Si può dire che con il suo effetto deterrente il Passo della Futa fu una delle cause dell'allungamento del conflitto sul fronte italiano. Spauracchio per gli Alleati, ne allungò le linee di avanzata; simbolo della cocciutaggine tedesca di trincerarsi sulla Gotica, la sue difese contribuirono al carnaio nelle "piccole Cassino" del Sambro, del Mugello, del Rubicone. E il paradosso è che la battaglia per la sua conquista si combattè altrove, proprio per il timore provocato. Direttamente o meno, contribuì però a essere la tomba di molti soldati: alleati e tedeschi. E le salme che silenziose riposano nel cimitero germanico sono oggi a ricordarci la brutalità della guerra e la ferocia di combattimenti che, dimenticati da una parte della grande storia del Novecento, sconvolsero l'Appennino travolgendo paesi e borghi come Monzuno, San Piero a Sieve, Firenzuola. Molti dei morti che riposano caddero nella fine del 1944 e nei mesi finali della guerra in nome dell'estrema resistenza di un regime disperato e brutale. Sulla Via degli Dei, il Dio degli Eserciti ha permesso che trovassero riposo nel silenzioso monumento che ricorda il loro vano sacrificio.

Pari a quello di centinaia di migliaia di giovani tedeschi mandati alla morte, da Acquisgrana alla Polonia, nei mesi del "Crepuscolo degli Dei" del Reich di Hitler, che in Italia ebbe una coda sanguinosa e spesso sottovalutata nella sua ampiezza.

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