Gabriele secondo Tom: così lo racconta il suo agente

Gabriele D'Annunzio fu - per la Storia - poeta, combattente, drammaturgo, politico, esteta, giornalista.
Tom Antongini fu - per D'Annunzio - confidente, segretario, agente, editore.
D'Annunzio, di famiglia borghese benestante pescarese, e Antongini, di famiglia di industriali tessili piemontese, si conobbero nel 1897, ma divennero amici nel 1910, a Parigi. Dopodiché, di fatto, non si lasciarono più. Oltre all'amicizia, li accomunavano due cose. Il dandysmo (entrambi sempre elegantissimi e ricercati) e la scrittura (di Gabriele, si sa; di Tom rimane una fortunatissima serie di libri mordaci che hanno per protagonista lo «zio Gustavo»). Definito da D'Annunzio «il guardiano del mio sorriso», Antongini (1877-1967) divenne famoso come biografo, e diede ulteriore fama al biografato, con Vita segreta di Gabriele D'Annunzio, scritta nel '34 e uscita nel '38, pochi mesi dopo la morte del poeta. Per Mondadori fu un grossissimo successo, ristampato più volte, fino a quando non uscì di scena, negli anni Cinquanta, col calare dell'interesse per la figura del Vate. E oggi, per il 150º dalla nascita del poeta, torna in libreria per Lantana (spiace che il volume non contenga le foto inedite conservate dalla nipote di Antongini, la baronessa Barbara Mattioli Von Bonstetten).
Ciò che però rimane è un divertentissimo e dettagliato «ritratto privato» del poeta-soldato, un racconto affastellato di particolari curiosi, pagine - zeppe di sfoghi epici, passioni teatrali, sperperi incredibili e indicibili manie - dalle quali emerge in controluce la figura dello stesso Antongini, primo editore di D'Annunzio, segretario e organizzatore del suo quotidiano. Inviato in missioni di ogni sorta (riscuotere crediti e procrastinare i debiti soprattutto) e testimone privilegiato delle sue gesta amorose, militari e mondane.

Un libro ironico, rispettoso e documentato. Fedele, non si sa. «Tra gli amici di un grand'uomo, ha detto Oscar Wilde, esiste sempre, come fra gli Apostoli, un Giuda. Ed è colui che ne scrive la vita», ammette lo stesso Tom...