Cultura e Spettacoli

La guida turistica al femminile (che adorano anche gli uomini)

Arriva la terza "guida turistica al femminile" di Elisa B. Pasino, "Parigi al femminile" (Morellini Editore). Un nuovo utilissimo libro per scoprire una Parigi inedita. Da usare da sole o in compagnia anche solo per un weekend

La guida turistica al femminile (che adorano anche gli uomini)

Dopo New York e Londra al femminile, arriva dalla penna della giornalista Elisa B. Pasino Parigi al femminile (Morellini Editore). L'ultima romantica guida turistica tutta al femminile, che appassiona anche gli uomini e tutti quelli che vogliono scoprire qualcosa di più dei soliti luoghi turistici. Sta proprio in questo la grande abilità della scrittrice, quella di riuscire a far scoprire le "meraviglie dietro l'angolo" di ogni città di cui ha scritto, scovando posti inediti assolutamente unici. Con le vacanze alle porte, Parigi al femminile è la lettura perfetta sia per chi decide di partire per un lungo viaggio, o anche solo per un weekend. A spiegarlo, nella nostra intervista, è proprio l'autrice Elisa B. Pasino.

Questo è l’ultimo dei suoi libri, “guida” per i viaggi alla scoperta di alcune delle città più belle del mondo. Perché ha pensato a guide al femminile?

“L’idea è dell'editore, Mauro Morellini, che ormai da anni ha creduto in questo progetto e ha lanciato le guide al femminile, anche per attrarre - tra le tante proposte di viaggio sugli scaffali delle librerie - gli sguardi più attenti e curiosi delle persone che magari conoscono già le città, ma cercano qualcosa in più. Ecco, lo possono trovare in queste proposte. In realtà possono funzionare per tutti, nessuno escluso, ci sono tantissimi uomini che hanno viaggiato con solo i miei "New York al femminile" e "Londra al femminile" e garantiscono di non aver avuto bisogno di altro. Ma almeno nei miei testi, cerco ad esempio di allertare rispetto ai quartieri da evitare quando cala la sera, o di facilitare la vita delle mamme con figli piccoli al seguito affinché non si annoino e lascino godere loro il viaggio. Inoltre anche qualche consiglio in più per divertirci tra ragazze. Per esempio, in "Parigi al femminile" ho inserito oltre 80 indirizzi di negozi vintage, che in Francia si chiamano "friperie", oppure ci sono le location dei film e delle serie tv che più ci piacciono. Rintracciarle tutte ogni volta è stato un lavoro lunghissimo”.

Dalla sua esperienza, quanto può cambiare un viaggio o un weekend se vissuto da sola o con le amiche, invece che con il proprio compagno?

“Di solito durante un viaggio da sole abbiamo le antenne più vigili, siamo meno rilassate, perché dobbiamo badare a tutto, non si può dividere il peso, diciamo così, dell'imprevisto, con altre persone. Però c'è anche l'altro lato della medaglia: non dobbiamo rendere conto a nessuno. È forse l'unico viaggio, che sia un weekend o più lungo, che davvero ci rispecchia e che possiamo disegnare su di noi. E spero che ormai nessuna abbia più imbarazzo nello stare da sola al ristorante, è un così bel momento. Con le amiche, se sono quelle giuste, di solito è solo relax e divertimento: gusti simili, orari simili e tanto tempo dedicato allo shopping. Con il proprio compagno bisogna mediare, non c'è dubbio, ma si possono frequentare i luoghi più romantici di una città, godere dei tramonti e di un ristorante a lume di candela”.

Parigi al femminile

Cosa hanno le sue guide rispetto alle altre?

“Mi annoio molto in fretta, cerco sempre strade alternative e ho imbastito i miei libri con questo approccio. Quando ho iniziato a viaggiare seriamente, una ventina d'anni fa, man mano mi rendevo conto che le guide in vendita erano una la fotocopia dell'altra, quindi anche il viaggiatore diventa il classico turista spedito a vedere gli stessi belvedere, a percorrere gli stessi itinerari, a mangiare negli stessi ristoranti. Credo invece che, tolte le attrazioni principali che chi va per la prima volta in un luogo non possa lasciarsi sfuggire, si possano seguire anche vie meno battute e altrettanto belle, per vivere la città nella sua quotidiana autenticità. Tra gli autoctoni e non tra orde di turisti e gruppi con l'ombrellino per non smarrirsi. I miei libri sono pensati per essere utilizzati per più di un viaggio proprio perché c'è tanta offerta, non si 'consumano' in una volta sola. E anche per costruire un po' la cartolina che uno desidera portarsi a casa quella volta, poi magari il viaggio successivo decide che ha voglia di costruirsi un itinerario differente, con spunti diversi. Ecco, lo può fare”.

Un viaggio al femminile può diventare un punto di svolta? Un modo per ricominciare facendosi aiutare dalla bellezze dei luoghi visitati?

“Ogni viaggio mi ha sempre aiutata. Credo che allontanarsi dal quotidiano riesca a mettere quella giusta distanza che contribuisce a vedere meglio le cose e, di solito, si torna con un nuovo bagaglio, arricchiti e con le idee riordinate e più grinta per affrontare i problemi che ci eravamo lasciati alle spalle”.

Come diceva, nelle sue guide non ci sono luoghi che solitamente si visitano da turisti. Sembra quasi di essere dei cittadini delle varie città...

“Mi piacerebbe che si iniziasse a guardare anche 'dietro l'angolo' e non ci si fermasse prima, tornando indietro. A volte le sorprese più interessanti sono pochi passi più in là, ma siamo abituati a seguire le strade già battute. Messa la tacca a quel monumento, si passa al successivo. A mio parere dovremmo iniziare - proprio noi che veicoliamo le informazioni, parlo come giornalista e come autrice in questo caso, non solo come viaggiatrice - a proporre sempre vie alternative. Se il turismo iniziasse a interessare anche altre zone delle città, penso a New York e a Londra, non solo a Parigi, intanto riusciremmo a far girare l'economia (ristoranti, caffetterie, locali, shopping) anche nelle strade secondarie, che sono meno fortunate, rendendole automaticamente più sicure con il passaggio dei viaggiatori. Inoltre non andremmo a intasare tutti gli stessi luoghi. Cosa che abbiamo iniziato ad apprezzare in seguito alla pandemia di Covid. Insomma, avere un po' di spazio intorno non ci dispiace”.

Lei è una grande viaggiatrice, le avventure più belle sono quelle fatte da sole o in compagnia?

“Non amo i viaggi di gruppo, preferisco confrontarmi sempre con una o al massimo due persone per volta. Il mio compagno di viaggio è mio marito Francesco, con cui nel 2013 è nato il blog Valigia a due piazze. Ho vissuto numerose avventure indimenticabili in giro per il mondo - ormai pre pandemia per cui bisognerà recuperare - anche con la mia amica Annalisa o con mia mamma. Ma, tra i pochi viaggi fatti oltreoceano con mio papà, è stata una bella avventura quella on the road tra Chicago e Milwaukee, perfetta per un harleysta come lui”.

È stata casuale la scelta di alcune città o c’è un motivo?

"È stato un percorso che si è costruito man mano in modo naturale. Quando ho conosciuto alla fine del 2015 Mauro Morellini gli ho proposto New York perché è una città che conosco molto bene in cui Francesco e io ci siamo sposati nel gennaio del 2010, per cui c'era anche un legame particolare. Poi all'editore serviva arricchire la collana "al femminile" con Londra, che è molto più complessa da raccontare rispetto alla Grande Mela, ma è un'altra città che amo molto, come tutta la Gran Bretagna. Per cui ho pensato che fosse una bella sfida. Con Parigi mi sembrava fosse il trio ideale; le tre città più cool del mondo. Ma ho scritto anche un manuale per viaggiatrici, 'Prête-à-partir. Tutti i consigli per la viaggiatrice perfetta' e, per chi vuole rimanere in Italia, "Monferrato, Alessandria e Asti", che racconta la terra in cui sono nata e cresciuta e che è anche Patrimonio Unesco”.

Il più bel viaggio che lei ricorda?

“Quello che mi è rimasto sotto la pelle è stato un lungo viaggio nel nord dell'India fatto tra voli aerei e centinaia di migliaia di chilometri di auto con mio marito. Non si può andare come turisti, in alcuni luoghi del mondo. Bisogna essere viaggiatori responsabili e preparati, rispettare sempre chi vive culture e religioni diverse dalle nostre e osservare senza insistenza. Ma anche Machu Picchu sulle Ande, in Perù, dove sono scoppiata a piangere per l'emozione. Uluru al centro dell'Australia, quando l'ho toccato sembrava fosse un enorme animale che respirava. I road trip negli Stati Uniti, sono così fortunati ad avere quei panorami mozzafiato! Ma anche passeggiare sotto una pioggia di petali di ciliegio a Kyoto, in Giappone, o vedere l'incredibile distesa di guerrieri di terracotta a Xi'an, in Cina. I paesaggi naturali più belli, a mio parere, li abbiamo quasi dietro l'angolo e noi ci torniamo appena ne abbiamo l'occasione. Le coste della Cornovaglia, del Kent, dell'East Sussex e poi la Scozia.

E nel cuore ho sempre Gerusalemme che per noi ha un valore speciale e anche qui torniamo appena ce n'è l'occasione e mi piacerebbe prima o poi raccontarla in un libro, con tutte le sue sfaccettature e complessità”.

Parigi al femminile

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