Come ben sanno aspiranti scrittori, scribacchini, vecchi maestri, giovani esordienti, giornalisti, professoricchi e poeti laureati, così come non esiste ambientazione migliore di un bosco per una favola, non c'è niente di meglio del sottobosco editoriale per una storia letteraria. Non a caso sono sempre di più i (meta)romanzi che parlano di romanzi. E quindi di sogni, di editor, di delusioni, di successi, di self publishing... Fra i tanti libri a tema recenti, uno dei migliori è l'antologia di racconti Selezione naturale (effequ), curata da Gabriele Merlini, che raccoglie una serie di «storie di premi letterari» (è il sottotitolo) scritte da otto giovani autori - età media trent'anni - e tutti toscani.
Sono storie e storiacce - divertenti, grottesche e (sur)reali - che danzano e ridono attorno al mondo dei premi di terza categoria, di ubertose poetesse in minigonna, di tristi associazioni culturali di provincia, di traduttori sfigati, di Scrittori di Chiara Fama, di versificatori-nerd in cerca di pubblicazione, di dattiloscritti spediti a concorsi fantomatici e case editrici fantasma («insieme alla ricevuta dell'avvenuto versamento tramite vaglia postale di lire centomila»)... Racconti acidi e irresistibili, zeppi di premi oratoriali, di giurati impresentabili, di truffe e baruffe, di contratti capestro e consunti salotti letterari...
Come mette in guardia l'aletta di copertina dell'antologia «Dietro la dizione concorso letterario o premio letterario si nascondono un sacco di insidie». Ma anche storie vere, eppure da romanzo, esilaranti ed esemplari. Le quali dimostrano che, a proposito di cose letterarie, «la realtà - come insegna una delle voci narranti - è assai più vasta dell'immaginazione».
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