Cultura e Spettacoli

I ragazzi non si fermano: il Festival dei giovani torna tutto in digitale

Giunto alla sua quinta edizione, il Festival dei giovani continua a dare voce ai ragazzi e alle loro idee. E nell'anno del distanziamento sociale riunisce tutti sul web

I ragazzi non si fermano: il Festival dei giovani torna tutto in digitale

Sarà un Festivaldeigiovani® completamente rinnovato quello che si svolgerà il 10, 11 e 12 novembre 2020. Dopo quattro edizioni che hanno portato 80mila ragazzi da tutt’Italia ad incontrarsi a Gaeta, coinvolgendoli in intense giornate di dibattiti, workshop, momenti di orientamento al futuro e di cittadinanza attiva, oggi il Festivaldegiovani® diventa piazza virtuale a causa delle restrizioni imposte dalle misure anti Covid.

L’obiettivo è sempre lo stesso: valorizzare i giovani che vogliono imparare, sperimentare, divertirsi ed esprimere liberamente le proprie idee, aspirazioni e talenti. E soprattutto che desiderano essere ascoltati per poter crescere con prospettive reali.

Ma come nasce questo evento? Di cosa si tratta e qual è il suo obiettivo? Per saperne di più abbiamo incontrato Fulvia Guazzone, ideatrice del Festival e Ceo di Noisiamofuturo.

Il Festival dei giovani di Gaeta è una realtà ormai affermata e con la sua quarta edizione si riconferma come evento fondamentale di crescita e incontro per i giovani. Ma come nasce l'idea di dare vita a un festival interamente dedicato ai giovani e quali sono le caratteristiche che lo rendono unico?

"Io provengo dal mondo del giornalismo e sono sempre stata convinta che sia importante per i giovani essere educati all’informazione perché solo così potranno diventare dei cittadini consapevoli e responsabili. Per questo ho sempre cercato di promuovere delle attività nelle scuole che li coinvolgessero. E circa 7 anni fa, proprio durante uno di questi incontri, un ragazzo mi ha aperto gli occhi sollevando una critica costruttiva. Mi ha fatto notare che in Italia i giovani non vengono ascoltati e non hanno spazio per proporre le loro idee. Così ho avviato un progetto che permettesse loro di farlo e la partecipazione è andata oltre ogni mia aspettativa. I ragazzi hanno presentato più di 4000 idee e progetti che abbiamo raccolto nel docufilm Ascoltaci. È stata la prova che questa esigenza di ascolto era reale e da qui l’idea di creare un festival, una piazza di incontro e dibattito in cui sono i giovani i protagonisti sul palco e in cui sono loro a decidere chi ospitare e su cosa dialogare. Alla prima edizione hanno partecipato 10mila ragazzi e alla quarta erano diventati 40mila. È un’occasione importante per loro, soprattutto per quei giovani che si sentono emarginati dai percorsi scolastici tradizionali e che possono così esprimere le loro capacità in altri ambiti, come quello artistico o cinematografico. Il tutto poi nella splendida cornice della città di Gaeta".

Come mai avete scelto proprio Gaeta per ospitare il Festival?

"In primis perché l’amministrazione ha da subito creduto in questo progetto fin da quando era ancora una scommessa e ne ha sposato gli ideali. E poi, più banalmente, perché è una città meravigliosa, a misura di studente. È ricca di storia, arte, cultura: si presta come meta di gite scolastiche e durante i giorni del festival si riempie di giovani offrendo moltissime opportunità. Siamo riusciti ad organizzare fino a 200 diversi eventi distribuiti in soli tre giorni sfruttando ciò che la città ha da offrire".

Quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19, guardare al futuro, soprattutto per i più giovani, è più complesso che mai. Come si colloca il Festival in questo nuovo contesto?

"Durante il primo lockdown è subito emersa una nuova e inaspettata vocazione del Festival. I ragazzi avevano bisogno di sentirsi collegati e, grazie a una piattaforma digitale che abbiamo subito attivato, hanno trovato il modo di entrare in contatto gli uni con gli altri e di sentirsi uniti e forti. Hanno trovato nel confronto e nell’unione la fiducia nel loro ruolo all’interno della società e nella crescita del Paese. Durante quei mesi sono emerse idee e riflessioni importanti e sorprendenti e non abbiamo resistito: le abbiamo raccolte tutte e abbiamo creato un altro docufilm, Isolati speciali in cui i ragazzi ci hanno mostrato il loro lockdown. Questi giovani hanno trovato uno spazio sicuro e protetto in cui poter lanciare il loro messaggio per il futuro e soprattutto poter essere ascoltati dagli adulti".

A causa delle restrizioni anti Covid, quest’anno il Festival si terrà interamente in digitale. Come funzionerà e cosa cambia in meglio o in peggio rispetto alle scorse edizioni?

"Quest’anno l’evento assumerà la forma di una vera e propria piazza digitale. Sul sito saranno presenti le locandine dei vari eventi e sarà possibile accedervi con un click. Ci saranno giovani presenti attraverso lo streaming e altri che interverranno tramite chat per poter porre domande e fare considerazioni. Questa soluzione, a dire il vero, offre enormi vantaggi, primo fra tutti quello di poter aprire l’evento a tutti. Le scorse edizioni avevano una quantità di posti limitata mentre ora non esiste più un tetto massimo di partecipanti. Inoltre, anche se gli eventi sono tutti gratuiti, la partecipazione in presenza prevedeva comunque delle spese di viaggio e di alloggio che non tutti potevano permettersi. Adesso invece il Festival è davvero alla portata di chiunque. Senza contare che il materiale creato resterà disponibile online e quindi potrà essere utilizzato e consultato tutto l’anno. Certo, mancherà il contatto dal vivo che sprigiona sempre una grande energia, ma si tratta di una cosa temporanea. Noi speriamo ovviamente di tornare in presenza al più presto ma anche in futuro manterremo la possibilità di partecipare in streaming".

Quindi in realtà avete guadagnato qualcosa di nuovo…

"Esattamente. Anzi, grazie a questa sfida abbiamo potuto trasformare un festival di tre giorni in un evento attivo 365 giorni all’anno in cui vorremmo proporre ogni mese delle giornate tematiche sfruttando le potenzialità del digitale".

Anche ilGiornale.it sarà presente all’edizione di quest’anno con i reporter di InsideOver. Secondo la sua esperienza coi ragazzi, come è il rapporto tra giovani e informazione? E perché questo rapporto è importante?

"Tra le varie attività che svolgiamo con i ragazzi ce ne sono già alcune legate al mondo dell’informazione. Abbiamo più di 300 ragazzi che partecipano a esperienze nelle redazioni e realizzano inchieste che vanno poi a nutrire la pubblicazione “Noi per il Futuro Social Journal” . In questo senso la collaborazione con InsideOver per noi è strategica perché offre a questi ragazzi la possibilità di confrontarsi con i professionisti dell’informazione. È fin troppo facile per chiunque (non solo per i giovani) imbattersi non solo in fake news ma anche semplicemente in notizie superficiali o imprecise. Nel momento in cui i ragazzi imparano cos’è l’informazione di qualità diventano lettori esigenti e quindi cresceranno come adulti informati.

La strada è inoltre a doppio senso: il mondo delle notizie ha più che mai bisogno dei giovani e delle loro idee per costruire un nuovo futuro".

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