Un seminarista di solo 14 anni. Rolando Maria Rivi è vittima, l’ennesima, della furia rossa in Emilia negli ultimi giorni di guerra. Oggi il giornalista Andrea Zambrano ricostruisce nel libro Il martire bambino, Imprimatur editore, la storia del ragazzino ucciso in odium fidei. E ci racconta il clima di omertà e paura che contrassegnò quelle terre per un lungo periodo. Basti dire che solo il 22 giugno 1949, quattro anni dopo, Roberto Rivi, il papà di Rolando, va in questura a Modena per denunciare gli assassini del figlio. Assassini che hanno un nome e un cognome noto a tutti: Narciso Rioli e Giuseppe Corghi. Due partigiani comunisti, cresciuti nel contesto della repubblica di Montefiorino. Tutto sembra congiurare contro i Rivi e invece la giustizia si mette in moto e fa il suo corso.
I due vengono arrestati e le loro spiegazioni, le loro giustificazioni assurde e contraddittorie di quel delitto orrendo e insensato, cadono nella polvere. Rolando non era una spia, come i rossi hanno cercato di far credere; semmai voleva unirsi ai patrioti cattolici delle Fiamme Verdi, un altro motivo per farlo fuori oltre all’inseparabile tonaca nera. Il processo in corte d’assise viaggia spedito e le condanne arrivano. Dure. Confermate in sostanza, con qualche ritocco, in appello e in cassazione. La pena di Rioli viene fissata in diciannove anni, più un robusto condono previsto dalla legge sull’amnistia. Appena fuori, Rioli su invito del Pci va in Cecoslovacchia a rifarsi una vita, pratica comune per molti partigiani finiti nei guai in Italia.
Corghi invece resta in carcere, a Castelfranco, per 23 anni. Di Rivi per molti anni nessuno parlerà più. Poi la devozione popolare comincia a farsi strada e il martire bambino esce dall’anonimato. Il 5 ottobre 2013 Rolando viene proclamato beato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.