L'isola delle Rose: tra sogno e realtà

Il film di Sibilia, ispirato alla vita di Giorgio Rosa, racconta una storia vera quanto incredibile di riscatto e libertà. Ma c'era stato un precedente, si chiamava "Principato di Sealand"

L'isola delle Rose: tra sogno e realtà

Un sogno o un'incredibile realtà? La storia dell’Isola della Rose sembra una favola, eppure di vero c’è tanto. Più di quanto non ci si aspetti. Più di quanto non si potrebbe nemmeno immaginare.

Quando l’ingegnere Giorgio Rosa, classe 1925, decise di progettare un’isola artificiale da piazzare al largo di Rimini - 6 miglia marine dalle coste italiane per essere in acque internazionali-, altrove, nei mari del Nord, un'isola come quella dei suoi sogni già giaceva abbandonata dopo la seconda guerra mondiale. Il giovane bolognese che aveva stabilito il primo maggio del 1968, su una piattaforma di 400 metri quadrati al largo dalla riviera romagnola, la "Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose”, o “Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj” per chi preferisce e mastica l'Esperanto - una lingua artificiale inventata nel XIX secolo da un'oculista polacco; forse non lo sapeva, ma l'anno prima del suo brillante e avventuroso esperimento sociale, un altro pioniere, il britannico Paddy Bates, aveva tentato di raggiungere lo stesso sogno: sebbene spinto da motivazioni differenti.

Per Giorgio Rosa, quello interpretato da Elio Germano nel film Netflix, regia di Sydney Sibilia (ispirato da un libro di Walter Veltroni), la sua storia fu la semplice dimostrazione che: "Un uomo normale non può farsi un’isola", diceva. Perché trenta milioni di lire, sei amici con un buon bagaglio culturale, e il sogno utopico di poter vivere in un mondo tutto loro, non bastarono a convincere il governo italiano presieduto da Giovanni Leone, con Mariano Rumor al Ministero dell'Interno. Governo che, nel pieno della Guerra Fredda e delle rivolte studentesche del '68, non poteva permettere un tale atto di libertà, a così poca distanza dall'Italia conformista.

A nulla infatti valsero gli appelli ai politici dell'opposizione. Né i tentativi di rivolgersi alle Nazioni Unite o alle corti internazionali che potessero far valere dei precedenti in materia di stati indipendenti o diritti vigenti nelle acque internazionali. Da Roma, per mettere fine all'idea di Rosa, venne emesso prima l'ordine del blocco navale operato da lance di polizia, finanza e carabinieri, e poi, dopo lo sgombero, quello di distruggere l'isola attraverso il piazzamento di cariche esplosive da parte degli incursori della Marina - che tentarono di far brillare la piattaforma, sapientemente costruita dall'ingegnere, per ben due volte. Ci volevano svariati chili di tritolo e due mandate per "affondare" il sogno. Non bastarono. Per spazzare via l'utopia di Giorgio Rosa ci volle una tempesta, che arrivò nel 1969. Ma l'epilogo della storia di Rosa come piace immaginarcela, in realtà non fu altro che l'inizio di un sogno simile, di libertà e autodeterminazione che ricorda lo spirito del Carnaro.

Il precedente storico c’era

Era stato battezzato Principato di Sealand, che tradotto significa proprio ”terra del mare", e intendeva essere anch'esso una micronazione: occupata dalla famiglia di un ex-maggiore dell'Esercito di sua maestà, Paddy Roy Bates, dandy, conduttore radiofonico e poi radioamatore "pirata" - come il "conte" di I love Radio Rock - che proclamò il "principato con sovranità indipendente" nel 1967. Un anno prima dell'ingegner Rosa.

Situata a poche miglia dalla costa del Suffolfk, la terra del mare di Bates era in realtà una struttura artificiale costruita dal governo britannico durante la seconda guerra mondiale, per accogliere una batteria di cannoni contraerei che proteggesse l'estuario del Tamigi e per monitorare, ove possibile, transito di sommergibili tedeschi nel Mare del Nord. Il suo identificativo era Hm Fort Roughs.

Abbandonata al termine del conflitto, la piattaforma venne occupata da Bates nel 1966, mentre lui aveva un contenzioso con Londra causato dalla sua attività nelle cosiddette "radio libere", insieme alla sua famiglia e alcuni amici. Quando il governo venne a sapere dell'occupazione, inviò una delle sue navi da guerra ad intimare l'abbandono della "Rough Towers" (costruita proprio attraverso la tecnica dell'allagamento dei basamenti). Il vascello della Royal Navy sparò alcuni colpi d'avvertimento al largo dell'isolotto artificiale; bordate a cui Bates rispose sparando un paio di mitragliate in acqua - dimostrando che era pronto a difendere la sua "fortezza" in virtù della posizione: la piattaforma si trovava infatti in acque internazionali. Fu proprio in seguito alla confutazione del fatto da parte del tribunale che Bates decise di proclamare "la sovranità indipendente" di un regno dove lui si sarebbe incoronato principe, e dove sua moglie, l’ex modella Joan Collins, sarebbe diventata principessa. Un inizio dunque, invece che un epilogo.

Da quel momento la micronazione indipendente - mai riconosciuta dalle Nazioni Unite e da alcuno Stato nel mondo - scelse il suo nome e il suo vessillo; iniziò a stampare moneta, francobolli, ad eleggere ministri, concedere cittadinanza, passaporti, titoli nobiliari, e, inequivocabilmente, a farsi conoscere nel mondo. Attualmente è ancora sotto il legittimo "dominio" dell'erede di Bates, il figlio Micheal, che dopo aver offerto asilo politico a Julian Assange, mira a realizzare un'adunanza di sealanders: ossia coloro che negli anni hanno ottenuto la cittadinanza nel regno fondato da quell'adorabile folle di suo padre - che nel 1978 assaltò l'isola in elicottero dopo un piccolo colpo di stato che lo aveva detronizzato in sua assenza, e che vide proprio suo figlio preso in ostaggio dai "traditori" di Sealand.

La lezione del sogno utopico di Bates e Rosa

Certo il film, che non è essenzialmente biografico, anzi, è più una fusione delle vicende dei due "attori" della vita vera, dimostra in ogni caso due cose. La prima, è che come asseriva il "Conte" in I love Radio Rock: "Nulla si può contro il potere”- che in prima e ultima istanza, per fermare una ribellione, anche se apparentemente innocua, impiegherà sempre i cannoni: giusto, o sbagliato che sia. E serva di lezione ai folli che volessero inseguire il sogno di cambiare le cose o fondare un loro mondo ideale, o idealizzato tra romanzi e celluloide.

La seconda, forse la migliore, è che se la persona che si ha al proprio fianco è quella giusta, qualsiasi genere di stima o amore essa possa infondere, sia un padre, una compagna, o un compagno, nemmeno gli incursori della Marina potranno intimorirti mentre cerchi di andare fino in fondo.

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