Cultura e Spettacoli

Mettersi un Monet nel carrello. Di Amazon

E gli addetti ai lavori si dividono: "Sviluppo inevitabile". "Ma rischioso"

Mettersi un Monet nel carrello. Di Amazon

Da oggi le gallerie hanno un concorrente in più. Amazon, leader mondiale dell'e-commerce, ha infatti lanciato uno store dedicato esclusivamente all'arte. Si chiama Amazon Art, per ora è in versione beta, ma con 40mila opere in vendita al lancio rappresenta qualcosa di più di un test, e c'è da chiedersi quanto potrà valere a pieno regime un marketplace che ha già raccolto l'adesione di 150 mercanti del settore. Se Art Basel, la fiera più importante del contemporaneo, quest'anno ha venduto per due miliardi di dollari e le aste newyorkesi di maggio per 1,1 miliardi, Amazon potrebbe avere presto i numeri per diventare un terzo incomodo nel sistema, grazie alla capacità di proporre un'articolazione d'offerta difficilmente battibile. Si va infatti da serigrafie da 20 dollari a fotografie da 200, per arrivare a pezzi che superano il milione di dollari. Il prezzo record a oggi appartiene a un olio di Norman Rockwell, Willie Gillis: package from home, un lavoro del 1941, quotato 4 milioni e 850mila dollari: più di Monet, Warhol, Chagall e Dalì, presenti anche loro sin dal day one.
Modalità di acquisto e di presentazione del «prodotto» sono identiche a quelle che Amazon utilizza per libri, dvd o cd. Nella scheda compare una foto dell'opera, una breve descrizione con dimensioni, tecnica e supporto. Per acquistare l'opera basta aggiungerla al carrello, il che farà forse un certo effetto, se si tratta di un dipinto da un milione di dollari. In attesa di avere la cifra necessaria, la si può comunque aggiungere alla wish list. E c'è spazio anche per le recensioni degli utenti, che possono essere impietose. Non esiste insomma differenza tra un dipinto da un milione di dollari di Nelson Shanks e un libro di cucina di Gordon Ramsay.

Tra i mercanti che hanno aderito da subito ad Amazon Art ci sono le gallerie «Paddle 8» di New York, «Holden Lutz» di Miami e la «McLoughlin Gallery» di San Francisco, così come dealer britannici, olandesi, canadesi. E dalle nostre parti potrebbe funzionare? «Mi sembra il normale sviluppo di un mercato che ha vissuto la stagione delle televendite. Si tratta di una situazione ottimale per un acquirente che non vuole intermediazioni culturali. Non c'è più bisogno di confrontarsi con un gallerista. Il modo in cui si vendeva arte è ormai finito, tutto si sta ridisegnando e questa è una delle tante nuove possibilità per avvicinare l'arte. La modalità potrà sembrare un po' autistica, ma la realtà è che siamo una generazione autistica», spiega Flavio Arensi, che ha curato in Italia mostre di Rodin, Palladino, Chagall, Ensor, Matta.

Enzo Cannaviello, storico gallerista milanese di origine casertana, è invece contrario alla vendita online. «L'opera va vista da vicino. Non può essere comperata distanza. Negli anni ricordo molti episodi di collezionisti delusi per aver acquistato a scatola chiusa opere che erano rovinate, di autografia incerta o di costo non giustificato dalla qualità.

Il web può svolgere un ruolo importante a livello informativo, anche per le gallerie, ma non può sostituirsi ad esse».

Commenti