Cultura e Spettacoli

«Il mondo è dei cretini fin dall'inizio dei tempi» l'intervista »

Lo stile di vita e di scrittura di Quim Monzó si può dedurre facilmente dagli autori che ha tradotto in catalano. Truman Capote, Roald Dahl, J.D. Salinger, Ray Bradbury, Dorothy Parker. Gente per cui la brevità è un'arte e il senso della vita sta tutto nei dettagli, i più tra loro sono grandi maestri del racconto, il genere preferito dal pluripremiato autore di Barcellona, come dimostra anche la sua ultima raccolta: Mille cretini (Marcos y Marcos, pagg. 160, euro 14,50). L'eloquente titolo raccoglie una galleria di tipi tragicomicamente storditi dai propri limiti: padri, fidanzati, scrittori, sante potenziali. È palese che Monzó ci ha spiati mentre andavamo in bagno, al ristorante e persino a letto e ha scritto proprio ciò che sarebbe accaduto se non ce la fossimo cavata, all'ultimo, con quel benedetto colpo di genio, o di buon senso. L'autore di Il perché di tutto sommato e La magnitudo della tragedia (tutti Marcos y Marcos), co-sceneggiatore di Bigas Luna, portato più volte al cinema, tradotto in venti lingue, adorato soprattutto dagli inglesi, è uno che non fa sconti, né in letteratura, né a casa sua. Da 15 anni non invita qualcuno a cena; ha un'opinione laica della tv: «È meravigliosa e propina anche tanta merda: ma provi a entrare in libreria e troverà un sacco di merda anche lì»; scrive un pezzo al giorno per La Vanguardia, ma pensa che il suo ideale siano gli «articoli d'opinione privi d'opinione». Figuriamoci che opinione può avere dei cretini.
Che cos'è la stupidità?
«La stupidità è la qualità che gli stronzi hanno di infastidire e irritare quelli che non sono stupidi come loro. La dimostrano facendo le cose quando è chiaro che farle è una cretinata. O le fanno con una totale mancanza di discrezione. O con una faticosa presunzione».
Che cos'è l'intelligenza?
«La capacità di capire più o meno il mondo e le situazioni in cui ti trovi. E di prendere decisioni non completamente sbagliate».
Stupidità e intelligenza sono sempre in conflitto?
«Sarebbe bello dire che ci sono cretini intelligenti, ma stupidità e intelligenza insieme sono un ossimoro».
Quanti cretini ha incontrato? E tra questi, ci sono scrittori? Editori? Giornalisti?
«Chi non li ha trovati? A migliaia, come tutti. Scrittori, narratori ed editori formano il mondo in cui più o meno vivo. Quindi, da decenni so che ci sono tanti cretini tra loro come negli altri mondi. E ogni mattina, quando mi guardo allo specchio, posso vedere i sintomi della mia stessa stupidità».
La letteratura è un limite alla stupidità?
«La letteratura è convinta di essere un'arte superiore. Non si rende conto di essere una torre d'avorio che deve entrare in contatto con la realtà se non vuole essere in cima alla torre della stupidità».
È vero che lei soffre di «fobia sociale»? Potrebbe essere colpa dei libri?
«Sono un buon uomo. Non mangio nessuno (ancora), né sono un orco che fa paura ai bambini. Ma mi piace anche la solitudine. Non sopporto le cene di gruppo né le conversazioni a tavola dopo cena: sono un festival di luoghi comuni, una raffica di cretinate. Il legame tra questa fobia e la scrittura? Ci sono tanti scrittori con l'ansia della solitudine...».
Lei però, al contrario di molti scrittori, non è snob riguardo ai social network e a Twitter. Come mai?
«Mi piacciono molto gli snob. Ma mi piace abbastanza anche Twitter. Mi permette di avere un contatto con la gente senza incontrarli per pranzo. In particolare, mi piace leggere ciò che la gente scrive: come succede nelle strade, Twitter è colmo di stupidità. Bernard Pivot ha spiegato su un settimanale francese la sua esperienza su Twitter: diceva che è una grande scuola di concisione. Ma che non gli si deve dare più peso di quello che ha. Non è il luogo dove si esprime la filosofia contemporanea. Non è profondo. Per la profondità ci sono i libri».
Qual è il ruolo della letteratura in confronto a internet?
«Sopravvivere».
Un libro digitale mette in pericolo un libro cartaceo?
«No. Mi piacciono gli ebook. Ma facilitano la pirateria».
Da dove vengono i protagonisti dei suoi libri?
«Da me, delle mie ossessioni, credo. Ma sono io che non voglio saperne di più. Se lo sapessi, sarei lo psicanalista di me stesso. E questo non può essere, non va bene. Quando il libro finisce, loro non vanno in nessun posto. Rimangono dentro le pagine. E così va bene».
C'è una morale, nei suoi racconti?
«No! Una morale mai! Non sopporto i racconti con una morale finale».
I cretini erediteranno la Terra? O prima o poi si estingueranno?
«Non la erediteranno. La Terra è loro, dall'inizio dei tempi. E poiché la possiedono dall'alba dell'umanità, è tutta per loro, tutta per noi. Loro e noi siamo la stessa cosa. E non si estingueranno mai, perché questo significherebbe la nostra estinzione».


Quim Monzó

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