Cultura e Spettacoli

Nella nebbia di Londra sparisce persino Foscolo

Il libro di Luigi Guarnieri sul poeta ha il tono del romanzo d’appendice. Ma "forsennatamente" l’artista vi resiste...

Nella nebbia di Londra sparisce persino Foscolo

È per me assai problematico da un punto di vista sentimentale e emotivo parlare di un libro che racconta di Niccolò Ugo Foscolo. Mio fratello nell’Ortis a vent’anni pari; padre di se stesso come me; bussola per navigare in mezzo a statue ideologiche letterarie e non. Basti pensare che in una discussione pubblica sul primo romanzo italiano del figlio di Zante e degli Euganei, io, così appassionato fui accusato (in silenzio, però) di essere un oscurantista (Raffaele Manica ne è testimone). Del resto Alberto Moravia diceva che i poeti civili italiani erano stati tutti di destra (Carducci, d’Annunzio, Foscolo) e che solo Pasolini era di «sinistra». Ma detto ciò, questo raccontare di Luigi Guarnieri sul Foscolo londinese, primo che paga il famoso «esilio volontario» (periodo per nulla noto), che va sotto il titolo di Forsennatamente Mr Foscolo (La nave di Teseo), mi incita intanto sia per il titolo che per il finale. «Forsennatamente» sta per chiave di lettura di una sorta di romanzo d’appendice, di compilazione ironica, anche grottesca, esasperata del tipo umano e esistenziale dell’autore dei Sepolcri. L’avverbio apre lo scenario su un linguaggio mimetico che, come ogni romanzo d’appendice, maschera i personaggi, li ricopre di costumi, vezzi e disarmonie. A esempio, nei giovanili di Verga le donne sono belle quanto il dipinto di Giovanni Boldini su Franca Florio, eppure hanno la tisi. Come la ballerina Eva, tanto sensuale e impalpabile quanto una di Degas, chiuso il sipario diviene affaticata e scinta. Ecco, oltre a essere una fiaba eccentrica sul Foscolo londinese, il libro di Guarnieri applica linguaggio da “copista” e romanzato nel tentativo di non svelare cosa c’è sotto, dietro, prima, per sempre. Invece, essendo Forsennatamente un romanzo d’appendice a noi, che adoriamo Foscolo, è facile smascherare l’inganno (semmai inganno ci fosse stato). Intanto quell’avverbio del titolo non solo rimanda nel testo al poeta malato che rassomiglia a una scimmia (peraltro scrissi nel 1995 questo, dicendo che la statua che lo ritrae a Santa Croce in Firenze pare quella di uno «scimmiotto»), ma il «forsennatamente» lo lega al maestro Vittorio Alfieri, al Parini ma, soprattutto, suona come sinonimo di superlativo: «potentissimo», magari. Sicché non citeremo parola di Foscolo usata dal Guarnieri (soffriremmo troppo e non vogliamo riempire a mo’ di calce o segatura questo scritto) però affermiamo che ogni spacconeria ricordata, ogni estetismo burlesco, ogni uretrite che non sappiamo se causata da stenosi o da gonorrea (volgarmente scolo), ogni Cottage fallito, ogni figlia (Floriana) mai riconosciuta per iscritto, ogni debito, ogni miseria patita tra i pidocchi, ogni cambio di residenza sotto falso nome, ogni seduzione fallita o riuscita, ogni lite o disastro editoriale non fanno altro che togliere i tratti posticci del romanzo d’appendice per dar luce incredibile al poeta di Alla sera che, alle porte di Londra, Guarnieri descrive così: «Il famigerato Niccolò Ugo Foscolo, pericoloso sovversivo tuttora ricercato dalla polizia di Milano e dalle autorità austriache, è un uomo in fuga, senza neppure un vero amico e, pagata la camera, senza neanche un soldo per bere un bicchier d’acqua». Allora ecco l’amato Foscolo, ancora semiclandestino tra i lettori (tutti devoti di Leopardi), in compagnia di Mazzini, di Pellico, di Byron. Nel Famedio. Eccolo con i suoi versi pugnalati come si pugnalò l’Ortis, come ci si uccideva romanticamente. Eccolo nella grandezza del Carme che fa celeste - Egli laico - ciò che non può essere mangiato dai vermi giacché gli uomini hanno sensi e memoria. Guarnieri mi costringe a soffrire di distruggimento leggendo questo Forsennatamente... Io che ogni anno vado in pellegrinaggio sui colli Euganei e credo che ai ragazzi servano mille Foscolo e un solo Giacomo Leopardi. Serve l’urlo della battaglia, non della resa del Canto notturno: cioè di ciò che ognuno sa. Ora lo dico: è superiore cento volte La pioggia nel pineto di d’Annunzio a il Grande Idillio del recanatese. Una è corpo d’amore senza corpi ma eterna natura e musica, l’altro la favola melodiosa della nonna. Ma c’è un’altra pugnalata o lapsus che ci rivela come questo libro sia romanzo d’appendice. Accennavamo al finale dello stesso. È pura rivelazione di quanto Ugo Foscolo abbia ancora addosso il fango giacobino e degli italiani-asini.

Lo scrittore e letterato Luigi Guarnieri scopre solo nel 1988 quanto segue: «Toh, guarda un po’! Ugo Foscolo è morto a Londra?, mi sono chiesto, aggrottando la fronte, stupefatto e anche un po’ allibito; ma allora, se è così, come mai io non ne so assolutamente nulla?».

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