Oliver Sacks, il neurologo che scambiò la scienza per letteratura

Oltre che medico, fu grande divulgatore e magnifico scrittore Contribuì a mandare in soffitta la psicanalisi freudiana

Ieri pomeriggio, a New York, all'età di 82 anni, è morto Oliver Sacks, il più famoso neurologo del mondo, quantomeno il più noto al grande pubblico, perché chiunque avrà sentito almeno nominare L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello , uno dei suoi bestseller. Sacks non è stato colto di sorpresa, era malato terminale da mesi, e al riguardo ha rilasciato diverse interviste, in cui discettava serenamente su come avrebbe occupato il tempo restante. I suoi studi hanno contribuito a mandare in soffitta la psicanalisi freudiana, la quale ormai, più che a capire la mente umana, serve solo a capire la mente di Sigmund Freud.

È invece attraverso l'analisi delle menomazioni cerebrali che le psichiatria e la neurobiologia hanno compiuto incredibili balzi in avanti, recentemente avvalendosi di strumenti sofisticati come la Risonanza Magnetica Funzionale. Il vostro cervello, a seconda di cosa pensate, si accende come un albero di Natale. È per questo che io non consiglio mai di andare da uno psicologo, non siamo nell'Ottocento. Andate da uno psichiatra o da un neurologo, perché se vi si rompe la macchina la portare da un meccanico, non all'autolavaggio.

Tra i migliori divulgatori di neuroscienze ci sono Antonio Damasio, Michael Gazzaniga, Vilayanur Subramanian Ramachandran e, appunto, Oliver Sacks. Il dottor P., il celebre uomo che scambiò sua moglie per un cappello, per esempio, era affetto da prosopagnosia, un deficit neurologico in grado di impedire a chi ne è affetto il corretto riconoscimento di persone e oggetti, e davvero afferrò la testa della moglie e cercò di usarla come un copricapo. C'è chi ha perso un arto ma continua a sentirlo, chi vuole disperatamente essere operato perché percepisce un arto in più, chi ci vede perfettamente ma non riesce a percepire ciò che avviene in una delle due metà del campo visivo, chi è affetto da tic bizzarri e non può farne a meno. Pensateci: è sufficiente una piccola lesione in un'area qualsiasi del cervello per cambiare completamente la nostra personalità, impedirci di lavarci i denti o di riconoscere i nostri cari. A parte i casi clinici trovati da Sacks, l'esperienza più vicina a noi si chiama Alzheimer.

In questa ricerca Sacks è stato un pioniere: i suoi strani pazienti li incontrava, li ascoltava, gli parlava, ci diventava amico, e infine spesso li raccontava in uno dei suoi bellissimi libri, in quanto era uno straordinario scrittore. Quando Richard Dawkins si è chiesto perché il Nobel per la letteratura venga conferito solo a letterati e non a scienziati, proponendo Edward Osborne Wilson o Stephen Pinker, molti hanno controproposto giustamente Oliver Sacks (con l'ovvia approvazione di Dawkins, e io però aggiungerei alla lista lo stesso Dawkins). Osservazione tra l'altro impeccabile: sono molto più avvincenti i libri degli scienziati come Sacks dei soporiferi romanzi di Modiano o Saramago, e tra l'altro si impara qualcosa del mondo e di noi stessi.

Tutti si sono affrettati a ricordare che Oliver Sacks è l'autore di Risvegli (1973), non perché abbiano capito il libro ma perché si ricordano il film con Robin Williams e Robert De Niro e vogliono dare un senso consolatorio e romantico alla morte dello scienziato. A parte che poi i risvegliati (con l'uso del farmaco L-DOPA) si sono riaddormentati, io invece vorrei ricordare che Sacks è stato tra coloro che hanno ucciso Cartesio, merito impagabile. Infatti il filosofo francese, avanti su molte cose, aveva commesso un errore madornale (meno madornale ai suoi tempi che oggi): separare la mente dal corpo, portandosi dietro il retaggio platonico di divisione tra «anima» e «materia».

Grazie alle neuroscienze oggi la mente di un uomo è un puzzle di materia grigia molto complesso, un'immane rete di miliardi di neuroni e sinapsi tesa tra talamo, ippocampo, prosecenfalo, sistema limbico e molte altre parti dall'onomastica complicatissima. E poi quel sottile strato di corteccia prefrontale dove c'è la nostra coscienza, il nostro io. Dopo la vita cosa c'è? Niente, di certo non un'anima, tutt'al più molecole e atomi che tornano in circolo nell'universo; insomma sarebbe come chiedersi cosa resta di una torta una volta mangiata la torta.

E Sacks, da scienziato, non se ne dava neppure tanta pena: «Non riesco a fingere di non avere paura, ma il sentimento predominante è la gratitudine: sono stato un essere senziente su questo splendido pianeta, e questo è stato un privilegio e un'avventura».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica