Passione, colpa, perdono. La letteratura italiana è arrivata al "CroceVia"

La casa editrice NN vara una "collana" con storie d'autore incentrate su parole-chiave della fede

Alessandro Zaccuri
Alessandro Zaccuri

Quando NN editore quelli fortunati e bravi che hanno fatto il botto con Kent Haruf, tanto per essere chiari lanciò l'idea di creare non più collane, ma serie, era il 2015: «Se fosse un serie tv sarebbe Black mirror, che ha episodi che stanno in piedi da soli pur facendo parte di un ragionamento comune». Così l'allora neoeditore Alberto Ibba ci aveva spiegato il concetto di «serie» per la neonata casa editrice milanese, che aveva deciso di sfondare la quarta parete imposta da un mercato spesso ancora troppo ingessato su un vecchio concetto di libro e di sostituire le classiche collane per soddisfare i linguaggi e le attese ispirati dalle generazioni che proprio grazie alle serie erano tornati ad amare la tv e che grazie alle serie, chissà, potevano tornare o cominciare ad amare i libri.

Ora NN ha fatto partire, dopo «ViceVersa» curata da Gian Luca Favetto, una nuova avventura seriale, «CroceVia», accompagnata dal giornalista e scrittore Alessandro Zaccuri. L'ispirazione è, diciamo, semantico-esistenziale e viene dalla tradizione cristiana unita alla consapevolezza che il nostro quotidiano è pervaso dall'uso di parole «spirituali», mutuate, spesso inconsapevolmente, da una appartenenza culturale profonda. «I sei volumi previsti per CroceVia sono sei storie, espresse con punti di vista diversi, comunque narrativi, ma anche contaminati da saggistica o autofiction», ci racconta Zaccuri. «Gli scrittori invitati ad approfondire le parole non sono per forza cattolici o cristiani. Anzi, tra loro io sono l'unico credente dichiarato. Abbiamo scelto però autori che nei loro libri precedenti avessero lasciato trasparire interesse, inquietudine, curiosità: ci è voluto un anno per decidere e contattare i nomi, con rinunce anche dolorose. Poi abbiamo proposto loro le parole: alcuni ci si sono ritrovati subito, alcuni hanno interrotto il cammino a metà, altri hanno rilanciato con una parola diversa, che sentivano più vicina».

Laura Pariani, che inaugura con Di ferro e d'acciaio (pagg. 192, euro 14) e a cui corrisponde la parola «Passione», è una scrittrice che ha sempre avuto un interesse per l'esperienza religiosa: nel suo L'uovo di Gertrudina (Rizzoli, 2003) c'erano solo storie di suore, con la Monaca di Monza sullo sfondo. Qui invece la Pariani gioca su alcuni temi della distopia classica e crea un mondo simile al nostro, dove però le cose sono andate male: c'è una dittatura, tutto il Nord Italia è un'unica città con obblighi molto stretti e una Madonna contemporanea percorre la sua Via Crucis in questo ambiente degradato, alla ricerca del figlio scomparso, come in certi regimi sudamericani. «Il prossimo sarà Andrea Tarabbia, che si abbinerà a Colpa e poi, ultimo nel 2018, Gian Luca Favetto con Perdono», prosegue Zaccuri. «Le ultime tre uscite saranno del 2019, con il mio libro, che sarà intorno a un nome, Maria, non solo cristiano, ma certo cristiano per eccellenza, poi sarà la volta di Marcello Fois, che si dedicherà alla esplorazione della parola Fede. E per l'ultimo autore siamo ancora in trattativa».

«Mi hanno messo in croce» per significare che siamo stati messi in difficoltà non è la sola perifrasi che usiamo quotidianamente mutuandola dal Vangelo. Ricorriamo spesso, in maniera automatica e inconsapevole a parole che, per quanto vengano maltrattate e usate fuori contesto, conservano le radici nel territorio spirituale da cui sono state originate. Ma una serie di romanzi, racconti, autofiction derivati direttamente dalla tradizione cristiana sembra esposta più che al pericolo del giudizio a quello del pregiudizio. Eppure le operazioni di scrittura o riscrittura legate ai Vangeli sono state straordinariamente frequenti negli ultimi anni: solo per citarne alcune, ricordiamo Fa che questa strada non finisca mai (Giunti) di Luca Doninelli, che vedeva al centro la figura di Giuda; Gesù. Un racconto sempre nuovo di Davide Rondoni per Piemme; il nuovissimo Pseudo-Paolo. Lettera di San Paolo Apostolo a San Pietro (Melville) in cui Davide Brullo ipotizza il ritrovamento di una lettera apocrifa, le sue annotazioni, il suo commento; Non dirlo di Sandro Veronesi (Bompiani), sedotto dal Vangelo di Marco o Il Vangelo secondo il ragazzo di Roberto Contu per Castelvecchi.

«Per questi sei però, con NN abbiamo preferito che i nomi degli scrittori scelti fossero imprevedibili, che non avessero mai affrontato il tema e lo affrontassero qui per la prima volta» svela Zaccuri. «Tutti gli autori immediatamente riconoscibili come legati al mondo cristiano sono fuori. Perché con NN ci siamo sì incontrati sulla base della persistenza delle parole cristiane in una società che si dice secolarizzata e a cui pregare non interessa più. Ma anche sul fatto che l'esperienza del cristianesimo è prima di tutto una fortissima esperienza di umanità, tema cui sta dando molta voce Papa Francesco e segreto ultimo della sua popolarità. Il tema di umanità, poi, va di pari passo con il racconto: Gesù si esprime in parabole e miracoli, gesti e storie che sono sempre eloquenti». Chi è dunque il lettore adatto a questi volumi? «Abbiamo provato a immaginare un pubblico il più possibile largo. Questi infatti sono libri che indubbiamente parlano ai credenti e fortificano i credenti nella consapevolezza che la dimensione di parola e racconto è costitutiva dell'esperienza di fede.

Ma allo stesso tempo abbiamo pensato di non esplicitare da subito una dimensione cristiana, anche se questa poi emerge con evidenza: vogliamo invogliare alla lettura senza evangelizzare, andare oltre il possibile pregiudizio stimolando una curiosità culturale».

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