Cultura e Spettacoli

Pensieri in una vasca da bagno

Pubblichiamo, per gentile concessione dell'editore, un estratto di "Il teatro dei sogni" (La Nave di Teseo) di Andrea De Carlo

Pensieri in una vasca da bagno

Veronica Del Muciaro guarda la vasca da bagno che ha finito di riempire di acqua fredda. Secondo il metodo Wolf la temperatura dovrebbe essere tra gli otto e i quindici gradi centigradi: qui saremo forse sui dieci-dodici, e in una mattina di gennaio come questa non è proprio la cosa più allettante al mondo. Sa che stare immersi a lungo nell’acqua a una temperatura inferiore ai quindici gradi può avere conseguenze fatali. Hai circa un minuto per ogni grado in meno, prima che il tuo corpo vada in ipotermia: vale a dire, se la temperatura è di dieci gradi, dieci minuti al massimo prima di saltare fuori.

Avere poco grasso corporeo come lei peggiora la situazione, naturalmente. Le sembra di sentire già i brividi, anche se è avvolta nell’accappatoio spesso color tortora. Ha raccolto i capelli in uno chignon per non bagnarli, e non può evitare di darsi un’occhiata allo specchio: si chiede se farsi un selfie o un piccolo video per una story, ma no, in questo momento non ne ha proprio voglia. Con tutto che contribuirebbe a confermare la sua immagine tosta e determinata, e avrebbe di sicuro un sacco di visualizzazioni.

Il fatto è che un istante fa si sentiva un’eroina che si prepara all’impresa, e un istante dopo ha intravisto nello specchio il riflesso di una biondina pallida, un po’ smunta, provata da un’ennesima notte mal dormita (anche se ha preso un sonnifero e mezzo). Stressata dal lavoro, dal dover schizzare su e giù tra le regioni italiane come una pallina da flipper, a seconda di dove la spediscono con zero preavviso. Il suo lavoro le piace moltissimo, non potrebbe farne a meno, ma da quanti anni non riesce ad avere una relazione vera con un uomo? A quanti weekend ha dovuto rinunciare, da quando fa la corrispondente per Roberta Riscatto? A quanti aperitivi con le amiche? A quanti shopping spensierati per negozi e outlet, perché magari l’hanno spedita da un momento all’altro a Siena dove sono morti due cavalli durante il Palio, o a Crotone dove due ristoratori rivali hanno cercato di ammazzarsi, o a Padova per far parlare i testimoni di un brutto giro di droga, o a Bolzano a scavare nel retroterra del polacco che suona Chopin sui bicchieri di vetro? Da quanti anni non riesce a passare più di tre giorni di seguito nel suo appartamentino da single a Milano? O in questa stanza semi indipendente in casa dei suoi a Suverso, la stessa di quando era bambina e ragazza? A leggersi un libro, guardarsi un film intero, occuparsi un minimo di sé? A fare semplicemente niente, anche: non ne avrebbe diritto? Una volta alla settimana, magari? Una volta ogni due?

Guarda di nuovo la vasca, cerca di concentrarsi sull’intenzione, come dice Wolf. Però non è facile non darsi almeno un’altra occhiata allo specchio; e appena lo fa, le domande e i dubbi si rinnovano. Su se stessa, sul suo ruolo in Tutto qui! e nel mondo televisivo in generale; nel mondo.

La cosa curiosa è che vedersi su un monitor o sullo schermo del cellulare non le fa per niente lo stesso effetto, anzi. Lo specchio ha questo stupido modo di rimbalzare indietro la tua immagine senza il minimo filtro, senza il minimo addolcimento, senza la minima partecipazione. C’è stato un lungo periodo della sua vita in cui confrontarsi direttamente con i propri lineamenti l’ha riempita di perplessità: da bambina, da ragazza, anche più di recente. Adesso va molto meglio, e può ringraziare la televisione più di qualunque altra cosa, però la perplessità non le si è affatto dissolta in modo permanente: è sempre lì in agguato, basta niente a farla tornare fuori.

Basta esaminare di sfuggita la curva della sua fronte, il taglio dei suoi occhi, la linea del suo naso; l’abitudine glieli ha fatti diventare familiari, sì, ma in certi momenti la familiarità le si dissolve davanti, e lei si ritrova a chiedersi chi sia davvero. Chi?

Il teatro dei Sogni

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