Cultura e Spettacoli

Perché la fantascienza batte sempre la scienza

Entro i confini della realtà. La tecnologia è in ritardo di qualche decennio sulle idee di Crichton, Asimov e Dick

Perché la fantascienza batte sempre la scienza

È vero che scientificamente, nell'ultimo secolo abbiamo fatto passi incredibili, ma fantascientificamente non sembra. Il caso più clamoroso è Minority Report, che anticipò le gesture della Apple: Tom Cruise muoveva le mani come noi pochi anni dopo su iPad, iPhone e presto su ogni smartphone. Ma lo faceva manipolando oggetti virtuali, come poi si è visto in ogni film successivo, non strisciando le dita su una lastra di vetro. In Next di Michael Crichton le pubblicità si formavano sulla pelle degli animali e sui microorganismi, mentre Michel Houellebecq ha raccontato mondi in cui la medicina arriva all'immortalità e alla clonazione, per ora siamo più o meno fermi alla pecora Dolly e a soffiarci il naso per un raffreddore.

La tecnologia ha fatto passi da gigante nell'ultimo secolo, però non a tal punto da trasformare in maniera visiva la vita quotidiana. Ecco perché, bianco e nero a parte, ci riconosciamo ancora in una fotografia degli anni Venti. Togliendoci computer e iPhone, potremmo stare seduti per una déjeneur sur l'herbe in un quadro di Manet, perfino l'abbigliamento non stonerebbe: camicia, pantaloni, giacca e cravatta, quando invece, in qualsiasi futuro che si rispetti, indossiamo tute fichissime. Inoltre non c'è romanzo o film di fantascienza in cui una porta non si apra con le impronte digitali, o con la lettura dell'iride, noi siamo ancora a armeggiare con chiavi e chiavistelli, cioè nel Medioevo aprivano e chiudevano le porte come facciamo noi. Al massimo, ultimamente, mettiamo un pollice per accendere un iPhone, non è che a vedersi faccia grande effetto. Ci spostiamo sull'automobile e ci sono gli aerei, verissimo, ma c'erano anche un secolo fa e non abbiamo macchine volanti come in Blade Runner. Per gli spostamenti usiamo la ruota, invenzione mesopotamica di settemila anni fa. E fateci sollevare almeno di mezzo centimetro, un piccolo sforzo, su. Tenete presente che in Ritorno al futuro parte II, Marty McFly va nel futuro e usa uno skateboard fluttuante, le automobili volano trasformando i rifiuti in energia e non esistono le taglie, i vestiti si autoregolano. E il futuro immaginato da Zemeckis era il 2015, cioè l'anno prossimo.

Il 2001 di Odissea nello Spazio è passato da 13 anni, e la prima missione su Marte è pianificata per il 2030, per adesso sul pianeta rosso ci sono solo robottini sofisticatissimi ma simili a tartarughe meccaniche, avrebbe potuto disegnarli Leonardo da Vinci. Nello spazio ci andiamo, ma gli astronauti si muovono come goffi omini Michelin, come nelle prime missioni spaziali degli anni '60, niente di simile alle tutine leggere di Kirk e Spock (e dimentichiamoci il teletrasporto e il motore a curvatura). Tantomeno sono al momento realizzabili le spade laser di Star Wars, non sappiamo fermare il laser a mezz'aria. Che fra l'altro, se fosse, sarebbero solo spade, qui è la fantascienza che riciccia il passato non sapendo immaginare niente di meglio.

E i robot di Isaac Asimov? Dove sono? Non mi rispondete il frullatore e le catene di montaggio. Avrebbero dovuto essere ovunque già da tempo, e in forma simil-umana. Sono passati trent'anni e non c'è ombra di droidi simili a C1-P8 e C-3PO, neppure a Caterina di Io e Caterina di Alberto Sordi, siamo ancora alla filippina che passa l'aspirapolvere. Intelligenza artificiale lasciamo perdere, siamo cresciuti con HAL 9000 e KITT e ora parliamo con Siri che nove volte su dieci capisce fischi per fiaschi o risponde «Non ho capito, provo a cercare su internet». Nella realtà di tutti i giorni, se un mostro attaccasse New York come in Cloverfield non riusciremmo a fare nessun film perché le batterie sarebbero scariche prima della fine del primo tempo.

Quanto a Philip K. Dick, gli unici replicanti visibili sono le nostre mogli e mariti e i vicini di casa. E la pioggia? Vi prego, scienziati, se non altro risolvete il problema della pioggia, non è possibile nel 2014 aprire ancora un ombrello, è così anacronistico, così stupido girare tenendo queste bacchette dritte sopra la testa, non è possibile non esista un campo elettromagnetico, un campo di forza quantistico; ci sarà un'equazione di Einstein, di Heisenberg, di Dirac per non bagnarsi.

Lo so, perfino in Blade Runner usavano ancora gli ombrelli, ma con l'asta luminosa, al neon, mettete almeno quella.

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