
Pochissimi ci leggono,
pochissimi sanno la nostra lingua,
restiamo senza riconoscimenti e applausi
in quest'angolo remoto;
in compenso però scriviamo in greco.
Ci sono poeti, gloria delle loro «piccole patrie», destinati a restare marginali nella cultura europea o mondiale, soprattutto a causa delle loro lingue «minoritarie», come le definisce l'Ue. È il caso del cipriota Kostas Mondis - anche se considerare «minoritario» il greco, la lingua che ha dato al mondo il pensiero e la parola, la poesia e la filosofia, rasenta la blasfemia. E proprio sul tema della marginalità della sua lingua e della sua isola ruota molta parte della produzione di Mondis, definito il poeta «più socratico» della letteratura neogreca. Eppure Mondis meriterebbe maggior fortuna, anche se traduzioni nelle lingue più diffuse non mancano, e nel '80 fu nominato «poeta laureato» dall'Accademia mondiale della cultura e delle arti, e nell'84 venne proposto per il Premio Nobel.
Nato nel 1914 a Famagosta, oggi nella Cipro occupata dai turchi, a 18 anni andò ad Atene a studiare Giurisprudenza. Tornato nella sua isola (allora protettorato inglese) nel '37, non poté esercitare l'avvocatura per una disposizione britannica, e dovette lavorare come impiegato, traduttore e giornalista.
di Nicola Crocetti