Cultura e Spettacoli

"Portiamo in Italia autori a torto dimenticati"

L'editore di Liberilibri Aldo Canovari racconta la sua battaglia ventennale: "Volevamo colmare un vuoto culturale"

"Portiamo in Italia autori a torto dimenticati"

Si chiama Aldo Canovari ed è un editore. Piccolo. Il suo sogno di carta, creato nel 1986 assieme all’avvocato Carlo Cingolani, si chiama Liberilibri. Dalla sua sede maceratese sono usciti ormai decine e decine di volumi e volumetti che hanno portato in Italia grandi classici del pensiero libertario, dell’antistatalismo, e più in generale di quei pensatori spesso misconosciuti nel nostro Paese e che mettono l’individuo al centro della loro riflessione.

Dottor Canovari qual è il senso della ormai più che ventennale esperienza di Liberilibri?
«Tutto è iniziato perché nel campo della filosofia politica ci era capitato ripetutamente di imbatterci in vuoti, buchi neri inspiegabili. Le faccio un esempio: intorno al 1986, compiendo uno studio sull’influsso e la diffusione nei vari Paesi d’Europa del pensiero libertino francese del ’600, constatammo con incredulità che un’opera fondamentale del grande deista inglese Anthony Collins non era mai stata tradotta in italiano. Si trattava de “Discorso sul libero pensiero” pubblicato per la prima volta nel 1713. A distanza di quasi tre secoli il mondo culturale italiano non aveva potuto disporre di quell’opera. Noi abbiamo cercato di porre rimedio».

Come ha reagito il mercato alla vostra idea di editoria «libertaria»?
«Ha reagito a macchia di leopardo. Ormai abbiamo un pubblico diffuso in tutta Italia, però è un pubblico che resta e resterà a lungo di nicchia. Nel nostro Paese si paga un ritardo fortissimo dovuto alla presenza di due giganteschi monoliti. Il retaggio ecclesiale che dura da secoli e l’anomalia di un partito comunista che ha invaso tutti gli spazi culturali. Il cambiamento sarà lento. Come ho detto, su certi libri abbiamo un ritardo di secoli».

Quali sono le sue previsioni per il futuro?
«La crisi attuale purtroppo ha portato un sentimento di paura che spinge di nuovo a tirar fuori dalla vecchia cisterna ideologica i miti del dirigismo, dello statalismo. Ma questo è uno stimolo a continuare la nostra battaglia per cercare di far capire alla gente cosa si nasconda davvero dietro la parola Stato...».

E gli e-book?
«Sono un esperimento che stiamo provando con voi del Giornale. Ci interessano soprattutto i contenuti e cerchiamo di veicolarli in tutti i modi. Questo ci sembrava buono.

E lo dice uno che ama la carta».

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