Quel "primo potere" che frena l'economia

Un saggio breve racconta le storture nel funzionamento dell'amministrazione centrale dello Stato.

Il ragionier Ugo Fantozzi (Paolo Villaggio) e il geometra Silvio Renzo Filini (Gigi Reder)
Il ragionier Ugo Fantozzi (Paolo Villaggio) e il geometra Silvio Renzo Filini (Gigi Reder)

Alcune parole conoscono un destino strano; nate con significato tecnico acritico assumono poi connotazioni di valore, quasi sempre in senso negativo. Burocrazia è passata dall’indicare il complesso dei funzionari pubblici che rendono operativa la macchina dello Stato a connotare l’invasiva improduttività della pubblica amministrazione. Luigi Barone, da dicembre 2018 è presidente del Consorzio ASI (area di sviluppo industriale) di Benevento, che fa parte di quegli enti pubblici economici istituiti con legge nel 1957 per facilitare l’insediamento delle imprese in aree d’Italia particolarmente disagiate, la gran parte delle quali nel Mezzogiorno. Quindi i consorzi ASI gestiscono anzitutto l’insediamento materiale delle imprese, un’avventura da folli (in un Paese ideologicamente ostile all’attività individuale privata) che occupa 3, 4, 5, 6 mesi di vita e che richiede dai 70 ai 90 adempimenti burocratici con amministrazioni che spesso non si parlano tra di loro e comunicano ancora tramite supporto cartaceo. Inoltre i consorzi ASI gestiscono le reti di servizi che rendono l’area d’insediamento industriale funzionale alle esigenze degli imprenditori.

Ma Luigi Barone è anche autore di Primo potere. La burocrazia che non molla (DrawUp edizioni), saggio nato da un’intervista di Pasquale Napolitano). Le sue indicazioni risultano preziose: ad esempio sarebbe certamente utile una campagna di massa che ristabilisse il valore di mercato dei troppi capannoni dismessi, sarebbe fondamentale l’istituzione di parchi industriali fisicamente chiusi e separati dal resto del territorio comunale per una gestione più efficiente delle infrastrutture e dei servizi di pertinenza (ad esempio le strade o la vigilanza), costituirebbe una rivoluzione l’IVA legata alla riscossione materiale del denaro dovuto e non all’emissione della fattura con un versamento allo Stato anticipato “al buio”, cioè sulla fiducia verso il committente privato.

Il Consorzio ASI di Benevento rappresenta un esempio virtuoso della collaborazione fattiva tra pubblico e privato; prova ne sia l’inaugurazione il 14 maggio 2021 di un centro vaccinale di mille metri quadrati capace di inoculare 700 dosi al giorno. Un successo sancito da oltre 5.000 prenotazioni solo nella prima settimana. Un hub vaccinale strategico che ha messo in sicurezza l’intero tessuto produttivo dell’area sannita, Benevento e provincia: un esempio virtuoso di livello nazionale.

Nell’area ASI di Ponte Valentino sono attive 50 imprese soprattutto nella meccanica e nell’agroalimentare: un cuore aziendale che è stato determinante anche per la rinascita di Benevento dopo la disastrosa alluvione del 15 ottobre 2015, che provocò danni per oltre 120 milioni di euro.

Nel libro la denuncia di sistema del Barone emerge con la dovuta chiarezza: terminata la stagione d’intervento straordinario della Cassa del Mezzogiorno, il Sud Italia è stato inondato di strumenti per sviluppare le economie territoriali. Lo sportello unico per le attività produttive, il patto territoriale, il contratto d’area, la zona economica speciale. Strumenti tutti utili sulla carta, ma che spesso all’atto pratico hanno aggiunto altre burocrazie, altri uffici, altre strutture che hanno ulteriormente complicato la vita agli imprenditori.

Ma di chi la responsabilità di una burocrazia così invasiva, vero convitato di pietra della vita quotidiana dei cittadini italiani? Qui ci permettiamo un punto di dissenso dall’autore. Che sembra glissare sulle responsabilità dei politici per attribuire lo strapotere della burocrazia più a una degenerazione interna della pubblica amministrazione. In realtà il patto silente tra classe politica e classe amministrativa è stato storicamente stretto dal Risorgimento in poi; ed è stato in re ipsa un patto al ribasso, che ha garantito ai burocrati un potere eterno e inossidabile e contemporaneamente ai politici la possibilità di far assorbire parte delle loro clientele elettorali proprio dalla pubblica amministrazione. Sostanzialmente il primo potere, la burocrazia, si autolegittima perché dalla nascita dello Stato unitario lo ha sempre fatto. La politica, per contro, da Tangentopoli in poi si è indebolita con un’estensione a dismisura della giurisdizione penale sulla vita amministrativa che ha paralizzato l’operatività di un ente pubblico: nessun amministratore si assume più la responsabilità di una firma, come disse con efficacia il Presidente di Regione Campania Vincenzo De Luca. E questa deresponsabilizzazione paralizzante è ben descritta dal Barone nel libro.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riuscirà dove hanno fallito Statuto albertino e Costituzione, monarchi e capi di Stato, dittatura e democrazia, destra centro e sinistra, prima seconda e terza Repubblica? La

burocrazia resterà l’eterna e immobile sfinge del potere in Italia? Per ora è difficile azzardare una previsione. Anche se i precedenti non lasciano molto spazio alle speranze. Né l’autore del libro si sbilancia in previsioni…

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