Cultura e Spettacoli

Quando il padre del Grande Fratello faceva il James Bond contro i comunisti

George Orwell compilò una lista di personaggi celebri in odore di comunismo di cui non bisognava fidarsi. Tra cui Charlie Chaplin, Orson Welles e George Bernard Shaw

Trent'anni dopo il 1984, la cifra della sua profezia, George Orwell è sempre vivo e lotta insieme a noi, anche se il Grande Fratello oggi si è ridotto a convivere forzato con i ragazzi della Marcuzzi. L'uomo della Fattoria degli animali che scriveva «nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario» la verità la diceva ma di nascosto, sottovoce, in un orecchio. E non sempre la verità è per forza una certezza. Basta dare un'occhiata agli archivi dei servizi segreti di Sua Maestà britannica, quelli di James Bond, per scoprire per esempio che negli ultimi anni della sua vita il padre di tutti i visionari vedeva comunisti dappertutto: Charlie Chaplin, George Bernard Shaw, Orson Welles, tutti inseriti di suo pugno in una lista di artisti, intellettuali e giornalisti che in un modo o nell'altro facevano il gioco dell'Urss. Una lista con i nomi di 130 «criptocomunisti» contenuta in un piccolo taccuino azzurro. Era talmente ossessionato dalla minaccia totalitaria che nel 1949, un anno prima della morte per tubercolosi, passò al Foreign Office tramite un'amica, e forse qualcosa di più di un'amica, un elenco di trentacinque «compagni di strada» in pericolosa sintonia con Mosca. L'attività da 007 di Orwell per il governo di Sua Maestà è poco nota ma in realtà linea con l'appassionata e sferzante militanza antitotalitaria portata avanti nei suoi capolavori letterari anche se c'è chi lo ha visto come un discutibile cedimento alla caccia alle streghe di stampo maccartista che in quegli anni furoreggiava negli Stati Uniti.

Di pensiero socialista ma nemico giurato di ogni forma di totalitarismo, Orwell ha lasciato anche qualche nota di commento a margine dei nomi messi all'indice. George Bernard Shaw ha un atteggiamento «attendibilmente pro russo su tutte le questioni più importanti», sotto Chaplin sta invece scritta una domanda: «Ebreo?». Il poeta Stephen Spender viene descritto come un «simpatizzante sentimentale», «facilmente influenzato», con «tendenza verso l'omosessualità», Richard Crossman, futuro ministro laburista, è «troppo disonesto per essere un trasparente compagno di strada». Pescò poi da questa lista (dove figura, chissà perchè, anche il sindaco italo-americano di New York Fiorello La Guardia, morto nel '47) i trentacinque nomi di criptocomunisti particolarmente insidiosi che inviò al Foreign Office tramite Celia Kirwan, dipendente di un servizio di propaganda anticomunista annesso al Foreign Office, e di cui Orwell era innamorato.

Orwell era molto malandato di salute, era stato ricoverato in un sanatorio del Gloucestershire ma aderì «di tutto cuore, con entusiasmo» alla battaglia ideologica contro l'Urss, entrò anche in contatto con l'editore Victor Gollancz per il lancio di una collana di libri anticomunisti. Diceva: «La via più rapida per porre fine a una guerra è quella di perderla». Ma in fondo non ci ha mai creduto..

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