Cultura e Spettacoli

Quei cattolici abbagliati dal Sessantotto

Non a caso Guido Panvini fa cominciare il suo libro Cattolici e violenza politica. L'altro album di famiglia del terrorismo italiano (Marsilio, pagg. 400, euro 22) col 1960. Quell'anno il governo del dc Tambroni sostenuto dai voti del Msi aveva messo in difficoltà il Pci. E questo, al solito, ricorse alla piazza. Il destro lo offrì un inoffensivo congresso del Msi a Genova. La scusa: la città era Medaglia d'Oro della Resistenza. Insomma, una «provocazione». Ci fu battaglia per le strade e a Reggio Emilia i caroselli della Celere provocarono cinque morti. I manifestanti non poterono rifugiarsi nelle chiese perché queste erano chiuse appunto per preservarle dai moti. Nel mirino finì il vescovo Socche, «colpevole» di denegato soccorso. Il capo della federazione dc locale, Corghi, se la prese con la polizia. E alla manifestazione di Genova avevano preso parte diverse federazioni dc e sezioni Acli e Cisl. Come andò a finire si sa: il governo Tambroni cadde e fu sostituito da Fanfani sostenuto dai socialisti. Iniziava così la marcia di quel «centro che ci portò a sinistra» (come in un titolo di Roberto De Mattei) e che doveva culminare nell'«arco costituzionale» dal quale il Msi e solo lui era escluso. 1962: fondata a Trento, feudo democristiano e a opera di democristiani, la famosa facoltà di Sociologia. 1964: ecco, sempre là, il cristiano riformista Gdiut (Gruppo democratico intesa universitaria trentina), creato da Marco Boato e a cui aderivano Renato Curcio e Mara Cagol, futuri dirigenti delle Br. Ma molti protagonisti della successiva stagione di conflittualità provenivano da ambienti quali la Fuci e l'Azione cattolica. Panvini cita Toni Negri, Lucio Magri, Lidia Menapace, Marco Bellocchio, Mario Capanna, Luigi Manconi.
La reazione negativa di molti teologi ed ecclesiastici all'enciclica Populorum progressio lasciò Paolo VI sgomento. Nello stesso anno, il 1967, cominciò l'epoca del movimento studentesco con l'occupazione a Milano della Cattolica. L'anno dopo toccò a Trento. Qui un gruppo nutrito di preti solidarizzò con gli occupanti e Paolo Sorbi interruppe una predica, inaugurando i «controquaresimali» sul sagrato del Duomo. Anche il primo movimento fondato da don Giussani, Gioventù Studentesca, presto sbandò a sinistra.
Con l'omicidio nel 1980 di Vittorio Bachelet e poi quello di Aldo Moro l'idillio era ormai finito. Nel 1984 a Milano qualcuno depositò ai piedi del segretario del cardinale Martini tre borsoni di armi dei Comitati comunisti rivoluzionari. Diversi esponenti della lotta armata, via via, rientrarono nei ranghi del cattolicesimo o si convertirono ad esso.
Ci si può chiedere qual fosse la fascinazione che il comunismo esercitò su tanti cattolici, malgrado quel che il comunismo «realizzato» (in Urss, in mezza Europa, in Cina, nel Vietnam, in Cambogia...) faceva ai credenti. Ma ancora oggi parole come «poveri», «eguaglianza», «giustizia sociale» producono nella testa di molti, clero in primis, frissons incontrollati.

E li inclinano verso coloro che tali slogan strumentalizzano ai loro fini.

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