Che la realtà sia sempre più romanzesca della fiction, letteraria e cinematografica, lo dimostrano la vita e le missioni segrete di Morris Childs (1902-1991), prima ligio e fedele attivista, e persino cassiere, del Partito comunista degli Stati Uniti d’America (noto come CPUSA) e poi zelante ed efficiente agente segreto dell’Fbi infiltrato al Cremlino.
Tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, durante il periodo più «caldo» della guerra «fredda», i sovietici lo consideravano la loro più importante spia negli Stati Uniti (anche se in realtà portava a Mosca informazioni di poco conto o costruite ad arte dal Bureau), mentre per Washington era una fonte straordinaria di notizie top secret a fronte del classico... occhio chiuso per il denaro che il Cremlino faceva arrivare al Partito comunista americano.
Fra i tanti episodi degni di una spy story che videro protagonista l’agente Morris Childs, ne basti uno, del 1959. In quell’anno Childs era a Mosca, al seguito del meeting di tutti i capi di Stato dei Paesi comunisti e, in qualità di delegato americano, fu eletto segretario dell’assemblea, ruolo che gli permetteva di accedere a documenti riservatissimi. Una notte, mentre li stava copiando di nascosto per trasmetterli a Washington, si chiuse un dito in una porta, ferendosi gravemente. Per paura che sotto anestetico potesse rivelare la sua vera identità, si fece ricucire la mano senza sedativi. Il giorno dopo, saputo dell’incidente, Chrušcëv, pensando che Childs avesse rinunciato ai sedativi per non rivelare neppure ai medici sovietici il contenuto dei documenti coperti dal segreto di Stato, lo applaudì pubblicamente davanti all’assemblea, rivolgendosi a lui come all’«ultimo dei veri bolscevichi».
Spia sotto due bandiere, Childs fu decorato, in Unione sovietica, con l’«Ordine di Lenin» e negli Stati Uniti con la prestigiosa «Medal of Freedom». Quando si dice fare il doppio gioco.
Nato a Kiev, nel 1902, col nome Moishe Chilovsky, cresciuto a Chicago, dove si ribattezzò Morris Childs e iniziò a prendere parte ai movimenti «di sinistra» della città, il Nostro, sempre lontano dalla scena, divenne membro del Partito comunista americano nel 1919. Nel ’29 fu selezionato per frequentare la prestigiosa Lenin School a Mosca, dove ebbe come compagni il futuro leader Nikita Chrušcëv, Leonid Brezhnev e Boris Ponomariov. E nel ’45, a New York, entrò nel direttivo del Partito, avviato a una rivoluzionaria carriera. Fino a che, dopo un nuovo soggiorno a Mosca che gli rivelò le persecuzioni staliniste, subì - contemporaneamente - un crollo degli ideali e uno psicofisico.
Dal primo non si riavrà mai più, dal secondo lo risolleverà l’FBI. A partire dal ’51, in pieno maccartismo, lo fanno curare, lo riabilitano, lo re-indottrinano, e ne sfruttano il nuovo, cinico, antistalinismo. Dal 1956, arruolato formalmente nell’agenzia di Edgar Hoover, Morris Childs è l’«agente 58» (e sua moglie, Eva Lieb, che sposerà nel ’62, sarà invece l’«agente 66»). Poiché da quel momento il suo compito è viaggiare da solo in Unione sovietica alla ricerca di informazioni utili, la sua personalissima missione è denominata «Operazione Solo».
Efficace, ingegnoso e affidabile, Morris Childs per anni farà la spola sulla linea Stati Uniti-Unione Sovietica, portando nei primi i soldi (tracciati) per finanziare il partito comunista americano, e nella seconda informazioni inutili in cambio di notizie riservate: nel ’56 trascrisse il «discorso segreto» di Chrušcëv al XX congresso del PCUS consegnandolo al Dipartimento di Stato, che lo rese subito pubblico; nel 1960 avvertì per tempo la Casa Bianca della riunione in cui Chrušcëv accusa Mao Tse-tung di mettere in pericolo la pace mondiale, minacciando la rottura con la Cina; e nel 1963, il giorno dell’assassinio di Kennedy, avendo assistito di persona a un teso colloquio tra un ufficiale del Kgb e Boris Ponomariov, responsabile dei rapporti internazionali del Politburo, capì che l’Urss era completamente estranea alla morte del Presidente americano, una notizia, come si può immaginare, molto utile per Washington... Non solo. Childs fu determinante per l’FBI anche sul «fronte interno»: fu lui infatti a rivelare all’ufficio di Edgar Hoover che il consigliere politico di Martin Luther King, l’avvocato newyorkese Stanley Levison, era in stretti contatti con un agente del Kgb all’Onu: un’imbeccata più che sufficiente per sottoporre a sorveglianza il «pericoloso» predicatore nero, padre dei diritti civili.
Childs compì la sua ultima missione a Mosca nel 1977, e rimase in forza all’Fbi fino all’82. Ma anche dopo il ritiro, la sua vera identità - e il lavoro svolto per il governo degli Stati Uniti d’America - rimase coperto dal segreto.
Solo dopo la sua morte, nel 1991, all’età di 89 anni, cominciò a trapelare qualcosa delle missioni anticomuniste dell’«agente 58». E soltanto ora affiorano i dettagli storicamente più interessanti e letterariamente più romanzeschi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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