Dal rigattiere di parole: "Picciolo, spicciolo"

Sembrano parenti stretti, ma non lo sono. Entrambi i termini si riferiscono al denaro, ma le loro derivazioni sono completamente diverse.

Dal rigattiere di parole: "Picciolo, spicciolo"

Sembrano parenti stretti, ma non lo sono. Entrambi i termini si riferiscono al denaro, ma le loro derivazioni sono completamente diverse. Il pìcciolo, sostantivo, era un’antica moneta fiorentina di valore minimo, usata anche nel regno di Napoli, e il suo nome deriva da “piccolo”, proprio per il suo scarso potere d’acquisto. Il D’Alberti di Villanuova nel 1825 annota: “Moneta fiorentina la più vile, e che non è più in uso, e ne andava quattro al quattrino”. “Voce rimasta viva in alcuni modi familiari” osserva il Rigutini-Fanfani alcuni decenni dopo. Il solo Devoto Oli dà una spiegazione diversa: “Nome del denaro ridotto di peso e di valore quando furono coniati i primi grossi”. Il grosso era una “moneta medievale d’argento, di peso e di misura differente secondo gli Stati in cui aveva corso, la più diffusa in Europa e nel Levante”. Per il Manuzzi, pìcciolo, in senso figurato, significa anche “piccolo, minimo, umile, abbietto”. Per il Panlessico “fino ad un pìcciolo” vuol dire “rigorosamente, esattissimamente”.

E lo spicciolo? Solo nel linguaggio attuale è diventato un sostantivo, in passato era un aggettivo (“aggiunto”, si diceva) “di moneta, denari, quattrini e vale Minuto, spezzato”, registra il Rigutini-Fanfani, che segnala anche il “prete spicciolo” cioè “prete semplice, senza gradi nelle gerarchie”. Soltanto lo Zingarelli, un po’ superficialmente, presenta pìcciolo e spicciolo come sinonimi. In realtà quella “s” iniziale confonde le idee, perché fa pensare a un’alterazione della stessa parola. Invece spicciolo deriva da spicciare, che significa liberare da un impiccio, disimpegnare, sbrigare in fretta. Deriva dal francese antico despeecher, a sua volta nato sul latino tardo “impedicare”, mettere il laccio al piede (pedica), impacciare, “sciolto” dal prefisso dis- separativo (Dir). Da qui spiccio, e cioè sollecito, svelto, sbrigativo, che si dice anche di “denaro che è stato cambiato in monete o banconote di piccolo taglio”. Come se il denaro acquistasse libertà.

Spicciolo, oltre a qualificare tale moneta, è anche “semplice, comune”. Spicciolare, per il Rigutini-Fanfani, è “barattare una moneta in altre di minor valore, ma che insieme corrispondono al valore di essa”. Per noi, cambiare.

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