Cultura e Spettacoli

L'importanza di chiamarsi Oscar: le mille anime di uno scrittore

Riprendono vita i testi più importanti dello scrittore decadente Oscar Wilde. E ci parlano ancora oggi

L'importanza di chiamarsi Oscar: le mille anime di uno scrittore

Oscar Wilde è senza dubbio uno dei nomi più importanti della letteratura, forse il maggiore esponente di quella tipologia di scrittore dandy e decadente che, attraverso l'uso di uno stile apparentemente semplice e fruibile, riusciva a guardare con spietatezza alla sua stessa contemporaneità. Ne è un esempio perfetto il romanzo Il ritratto di Dorian Gray, in cui lo scrittore nato a Dublino rifletteva sulla vanità, ma anche sul rapporto tra arte e vita, sul modo in cui l'una influisce sull'altra e viceversa.

Morto a Parigi nel 1900, ad appena 46 anni, Oscar Wilde è stato un autore in grado anche di spaziare tra le forme, di non lasciarsi incatenare in un solo genere: dalla commedia alla poesia, dalla favola alla testimonianza dalla prigione, Wilde ha sempre inseguito il suo bisogno di raccontare e raccontarsi e, di volta in volta, ha scelto la formula migliore per la sua opera. Opera che oggi viene raccolta e rivestita in una veste elegante grazie a Mondadori, che ha pubblicato Il ritratto di Oscar Wilde nella versione Oscar Draghi. La raccolta, a cura di Massimo Scorsone, contiene le principali opere di Oscar Wilde, dal già citato Il ritratto di Dorian Gray passando per Il fantasma di Canterville, Il principe felice, L'importanza di essere onesto e Salomé.

Introdotto da un brano firmato da Max Beerbohm, Il ritratto di Oscar Wilde si arricchisce anche dei brani De Profundis e La ballata del carcere di Reading, opere che lo scrittore scrisse dopo essere stato arrestato. Oscar Wilde, infatti, venne arrestato per oscena indecenza, un termine dietro il quale si nascondeva l'accusa per omosessualità, che all'epoca era ancora un reatro. Lo scrittore intratteneva un rapporto con Lord Alfred Douglas. L'amicizia tra i due era presto diventata altro, ma questo non era visto di buon occhio dal marchese di Queensberry, padre di Alfred, che dopo aver cercato di rovinare la prima di L'importanza di essere onesto, decise di far consegnare un biglietto a Oscar Wilde all'Albemarle Club, nel febbraio del 1895. Come racconta anche Minima et Moralia, l'intestazione del biglietto recitava:"To Oscar Wilde posing as a somdomite": pur con un errore di ortografia, il marchese di Queensberry dà a Oscar Wilde del sodomita.

Il ritratto di Oscar Wilde: dal successo alla prigione

Lo scrittore denunciò il marchese per quello che oggi definiremmo un reato di stalking. Ma il processo cambiò velocemente prospettiva: prove e testimonianze dell'omosessualità di Oscar Wilde portarono lo scrittore all'arresto. Le repliche a teatro delle sue opere vennero cancellate, i suoi amici gli voltarono le spalle, compreso Lord Alfred, ed egli si trovò da solo ad affrontare il carcere e i lavori forzati. Una volta uscito di prigione, Oscar Wilde riprese a viaggiare, cercando di nutrirsi di quel mondo che dalla sua cella non poteva vedere. Per un breve lasso di tempo ricostruì il rapporto con il suo ex amante: viaggiò in Italia e in Francia, dove alla fine morì, in piena povertà.

Il ritratto di Oscar Wilde

Di tutta la sua esperienza in prigione Oscar Wilde parla nel De Profundis, che in Il ritratto di Oscar Wilde è tradotto da Oreste del Buono. L'autore scrive dal carcere una lunga lettera al suo amato Alfred, che egli chiama Bosie e a cui scrive: "La nostra amicizia , nata male e tanto deplorevole, è finita con la rovina e con la pubblica infamia per me, eppure il ricordo del nostro antico affetto mi fa spesso compagnia, e mi riesce così triste, così triste il pensiero che l'astio, l'amarezza, il disprezzo debbano prendere per sempre il posto dell'amore nel mio animo: e anche tu sarai convinto, suppongo, nel profondo del tuo cuore che scrivermi, mentre vivo nella solitudine di questo carcere, sia sempre meglio di pubblicare le mie lettere senza il mio permesso o di dedicarmi versi non richiesti, e non c'è alcun bisogno che il mondo sappia qualcosa delle parole, di qualsiasi parola, di dolore o passione, rimorso o distacco che ti piacerà inviarmi come replica o richiamo".

Con testi tradotti da Patrizia Cavalli, Alex R. Falzon, Masolino d'Amico, Tommaso Giglio e Raffaele Calzini, Il ritratto di Oscar Wilde è un'opera che vuole restituire al ventunesimo secolo l'immagine di un uomo che ha affrontato la sua arte, la sua ironia e anche quelli che la società additava come difetti e crimini senza mai voltare le spalle alla verità delle sue parole.

Con le illustrazioni di Malleus questo albo è senz'altro un vero e proprio tesoro per ogni appassionato di letteratura, che potrà ricercare nelle opere qui raccolte non solo lo stile di Oscar Wilde, ma anche la sua anima, quel suo bisogno spasmodico di cercare sempre una buona parola di spirito, come se avesse bisogno di essere circondato dalle risate e dall'affetto degli amici per combattere quella solitudine che riusciva ad ammettere solo nel momento in cui si metteva a scrivere.

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