«Sì, sono il re dei visionari ma sul futuro ci azzecco»

«Sì, sono il re dei visionari ma sul futuro ci azzecco»

Quasi dieci anni fa pronosticò che gli architetti sarebbero diventati padroni del mondo. E guardandosi attorno non gli si può dar torto. Oggi a farlo impazzire sono l'arte digitale e le stampanti 3D: sostiene che saranno uno dei device del futuro prossimo. È così famoso per le sue previsioni che ogni tanto sul suo blog Beyond The Beyond non può fare a meno di autocelebrarsi. Il post di ieri riporta l'ultima «sentiment analysis» della IBM: lo steampunk, genere science fiction inventato da Jules Verne in cui ci si immagina «come sarebbe il passato se il futuro fosse accaduto prima», farà impazzire i giovani entro due anni. Cloud Atlas è solo l'inizio. E chi è uno dei maggiori scrittori steampunk? Proprio lui, Bruce Sterling. Insieme a William Gibson ha scritto nel '90 La macchina della realtà, suoi Mirrorshades e Giro di vite contro gli hacker (Mondadori), straordinarie predizioni di come il mondo sarebbe «caduto» nelle mani dei tecnocrati, e i saggi Tomorrow Now (Mondadori) e La forma del futuro (Apogeo). Ma il suo nomadismo culturale non ha soste e il nuovo «genere» è già pronto: online da qualche giorno il suo paranormal romance, ebook L'amore è strano (editore 40k, 950 kb, euro 6,99, trad. di Elena Cantoni), in cui i protagonisti Farfalla Corrado, strega vudu, e Gavin Tremaine, venture capitalist, si innamorano. Ma siccome leggono il futuro, sanno che il lieto fine è impossibile.
Il paranormal romance è il nuovo cyberpunk?
«Oh no. È molto più pop. E il romance è un genere più allargato e antico della fantascienza».
Quali connessioni tra questo genere, l'oggi e il futuro?
«Il libro sembra ambientato ai giorni nostri, ma non mi interessano le sue connessioni con il presente. Torino è interessante, ma Augusta Taurinorum lo era altrettanto, ai suoi tempi. Amo i romanzi che ci connettono con tempi e vite che non vedremo».
Che cosa diventerà quella che oggi chiamiamo letteratura? Sembra che stia «perdendo peso»...
«Se si è in empatia con fiction ed editoria, si può ammettere che la situazione è agghiacciante. D'altra parte, le letterature sono state ripetutamente distrutte nei secoli, ma la parola scritta è sempre “guarita” con molta più facilità rispetto a pittura, musica, architettura o moda. Eco e Carrière, nel saggio Non sperate di liberarvi dei libri puntualizzano che sono i format media a essere fragili, non la stampa. I nostri sembrano tempi bui per la carta stampata, ma l'orologio non si ferma...».
I libri cambiano come oggetti: i contenuti si deterioreranno?
«Accadrà quel che è accaduto alla musica. Rispetto i musicisti più degli altri artisti perché la loro situazione si è deteriorata così tanto, così a lungo e così drasticamente che sono diventati come guerrieri medievali tra le rovine dell'Impero Romano».
Gli ebook, magari con dentro video, foto e musica, sono «libri»?
«No. È come se qualcuno dicesse che le clip su Youtube sono film. Magari l'effetto emotivo è lo stesso. Ma per tecnica, economia, design, produzione, distribuzione, distruzione e persino per legge sono diversi. Skeuomorfo è la parola che indica questi “falsi”, simili formalmente ai vecchi originali. Paragonarli è impossibile».
Che cosa offre oggi la realtà alla letteratura?
«L'eccitazione di sentirsi coinvolti in tutte le letterature. La globalizzazione avrà i suoi svantaggi, ma mi permette di ambientare i miei romanzi in Italia, mettere in cantiere un romanzo di fantascienza messicano e fare questa intervista dalla Serbia».
Il virtuale che cosa offre alla letteratura?
«La stessa cosa: scavalcare i confini. Con il limite delle leggi sulla proprietà intellettuale».
La letteratura, invece, che potere conserva?
«Fa parlare i morti. È la linea che attraversa il tempo tra i morti e i nascituri».
È vero che se uno scrittore non diventa logo virtuale non conquista lettori?
«Di nuovo come nella musica: le registrazioni non hanno più senso per il mercato. Quel che conta sono le performance, i costumi, i tour, il merchandising. Solo gli scrittori morti hanno “lettori”. I viventi diventeranno sempre più come celebrities elettroniche con i loro fan».
E il linguaggio? Peggiorerà anche quello?
«Sms e social media hanno un pessimo effetto sul vernacolo. Ma noi scrittori abbiamo una missione: far durare l'eredità preziosa della lingua».


L'amore è strano è uscito solo in ebook: pubblicherà solo in digitale in futuro?
«Scrivo meno di un tempo. E un giorno smetterò del tutto, come tutti gli scrittori. Non credo che gli ebook dureranno: sono format fragili, facili al collasso. Ma senz'altro mi sopravviveranno».

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