La notizia - all'inizio solo una voce, poi un fondato sospetto, in ultimo una sconvolgente certezza - è che un grosso asteroide, il K666 ribattezzato Poppi (dal dio egizio Apophis, «il caos») stia per cadere sulla terra. Con la fine del mondo vicina, è il momento ideale per fare un po' di conti. Ecco allora che un gruppo eterogeneo di persone, per nulla abbattute dalla prospettiva di venire polverizzate, decidono di rifugiarsi in una villa sulla scogliera (dalle ampie vetrate si scorge un mare color del fango) per giocare ad un nuovo gioco, il «Simposio 2.0», che consiste nel tenere un monologo non fatuo su un tema a piacere.
Il padrone di casa, Tomas, è un ex ingegnere diventato milionario grazie alle reti wireless, come dimostrano i divani del Bauhaus su cui fa accomodare i suoi ospiti e la collezione di Rothko autentici che pende dai muri. Le dita perennemente nel naso o nelle orecchie, indagherà un tema «infinitamente più sfuggente di una pallina di mercurio»: quello della morte. Poi cederà la parola a Leo, un robot svenduto dalla NASA che ha raccolto le ultime parole del grande scrittore Roberto Bibiano, convinto (come Freud) che l'universo tenda verso l'inorganico, e non solo per colpa degli asteroidi. L'oggetto della ricerca di Bibiano? Ma Dio, naturalmente. Dopo Leo, parlerà l'avvocato Bonera, studioso di Michel Foucault e «autore di un agghiacciante pamphlet sul sistema carcerario nazionale». Si diffonderà sugli splendori dei supplizi e delle pene, prima di lasciare il posto alla professoressa Gruber, il cui intelletto è in grado di sottomettere le più difficili aporie riguardanti il tempo. E a proposito di sottomissione: Eva Keller, «un metro e settantasei per cinquantaquattro chili di splendore carnale», si diffonderà sulle ultime tecniche di bondage . C'è anche qualche spettatore, che «tra un intervento e l'altro darà un'occhiata al sasso volante» che sta per schiacciare tutti.
Editore fra i più dinamici del panorama nazionale, snobisticamente immune dai riflessi pavloviani che guidano il novanta per cento delle azioni dei suoi omologhi, con Finis mundi (Gallucci, pagg. 176, euro 16,50) Gianluca Barbera fa rinascere il romanzo filosofico. Le tesi più discusse e affascinanti del Novecento sono evocate in successione, in modo da provocare una sorta di ebbrezza per eccesso di velocità del pensiero. La teoria dei memi («un meme può ordinare a un organismo ospitante di gettarsi sotto un treno, se può servire alla sua affermazione»), le ossessioni complottiste di Klossowski, il pessimismo apocalittico e fiammeggiante di Cioran riattivano i Pensieri di Pascal (che vedeva la vita nella sua interezza come un patetico depistaggio), o fanno tornare alla ribalta la pillola che guarisce dalla paura della morte di Rumore bianco , copyright De Lillo. Ma è impossibile non citare il disturbante capolavoro di Lars von Trier, Melancholia , che assieme a Boccaccio e a de Sade è il nume tutelare di questo stranissimo eppur riuscito romanzo. Reso ancora più complesso dal fatto che dietro il «Simposio 2.0» ci si dedica a un secondo e meno commendevole gioco.
Ognuno degli oratori, infatti, ha qualcosa di importante da fare: telefonare alla moglie fedifraga che fa
snorkeling nel Mar Rosso, uccidere un marito geloso e nasconderne il corpo nel bagagliaio di un'automobile, rubare il malloppo dalla cassaforte di Tomas. Perché «sarà anche in arrivo la fine del mondo, ma se poi non venisse...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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