L'indignazione del mondo culturale italiano per la decisione di Gianrico Carofiglio di querelare Vincenzo Ostuni per «diffamazione» (quando appare evidente che si tratti di diritto di critica) è legittima. Anzi più che legittima. Ma anche sospetta. Tra gli scrittori e i critici che in questi giorni sulle pagine dei giornali e ieri a Roma hanno protestato contro Carofiglio a favore della libertà di espressione garantita dalla Costituzione eccetera e eccetera... figurano, infatti, anche intellettuali a corrente garantista discontinua. Oggi manifestano perché chiunque possa sostenere le proprie idee, tempo addietro invece schiamazzavano perché qualcuno l'aveva fatto. Contro di loro. Il critico Andrea Cortellessa, che ieri guidava lo sdegno in piazza del Collegio Romano, nel gennaio 2010 attaccò lo scrittore Paolo Nori, reo di scrivere su Libero: Cortellessa gli chiese, in forma pubblica e privata, di rinunciare alla collaborazione, perché quel giornale veicolava una linea politica che non si poteva né doveva condividere. Censura ideologica? Gabriele Pedullà, promotore insieme al gruppo TQ dell'appello liberale contro il «bavaglio» imposto alla critica da Carofiglio, sarà stato forse in imbarazzo pensando che il padre, Walter Pedullà, nel 2002 querelò per diffamazione la critica Carla Benedetti per la ricostruzione del caso Martone-Teatro di Roma contenuta nel saggio Il tradimento dei critici. Pedullà chiese un milione di euro di risarcimento. E perse la causa. Una famiglia davvero democrat. E, infine, lo stesso Vincenzo Ostuni, al centro della vicenda di questi giorni, vittima dell'ira censoria di Carofiglio, che mesi fa via facebook e via mail ha dato prova di grande liberalità (è un'ironia...), manifestando il proprio «astio» (citiamo le sue parole) nei confronti del filosofo Simone Regazzoni.
Motivo? Il fatto che, a maggio, ha accettato di presentare al Salone del Libro di Torino il libro del critico d'arte (ma, ecco il problema, firma del Giornale, quindi «di destra») Luca Beatrice. Verso il quale, continuiamo a citare testualmente a scanso di querele, Ostuni dice di provare «disistima intellettuale». Mah.Se chi oggi urla, ieri imbavagliava
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