Cultura e Spettacoli

Le "sfumature" di Pio XII stroncate da tutti: ​il Vaticano e gli ebrei

Due stroncature a volte fanno un successo di pubblico, di certo su alcuni temi creano un caso giornalistico

Le "sfumature" di Pio XII  stroncate da tutti:  ​il Vaticano e gli ebrei

Due stroncature a volte fanno un successo di pubblico, di certo su alcuni temi creano un caso giornalistico. E un caso lo è già: il controverso film Sfumature di verità sull'operato di Pio XII e gli ebrei, presentato ieri in Vaticano, è stato contemporaneamente stroncato da entrambe le parti in causa: lo stesso Vaticano per voce dell' Osservatore romano , e gli stessi ebrei attraverso la newsletter Pagine ebraiche .

Il film, diretto dalla cattolica Liana Marabini, con un andamento da fiction tv, e con attori come Christopher Lambert, Giancarlo Giannini e Remo Girone, è la storia di un giornalista americano di origine ebraica che ha una visione molto critica della figura di Pacelli finché non parte per un'inchiesta, in diverse città dell'Europa e Israele, che gli farà cambiare idea.

Proiettato ieri, nell'anniversario dell'elezione al soglio pontificio di Eugenio Pacelli (2 marzo 1939), Sfumature di verità è dedicato agli interventi di Pio XII in favore degli ebrei perseguitati dai nazisti. «È stato lo Schindler vaticano e ha salvato oltre 800mila ebrei», ha dichiarato (forse esagerando la cifra...) la regista della pellicola, realizzata sulla base di testimonianze inedite di ebrei salvati dal pontefice, del quale è in corso il processo di beatificazione. La «missione» è sfatare la leggenda nera sui silenzi di Pio XII di fronte alla Shoah. La locandina, del resto, è già per molti un pugno nello stomaco: Pio XII nel candore dell'abito talare con una stella gialla sul cuore.

A essere deluse sono state innanzitutto le aspettative d'Oltretevere: l' Osservatore Romano - giornale da sempre impegnato nella ricostruzione della verità storica su Pacelli - ha stroncato anche con un certo sarcasmo la pellicola (che andrà al festival di Cannes). «Non è certo con lavori come Shades of Truth - scrive senza mezzi termini il quotidiano della Santa Sede - che si aiuta la comprensione storica dell'operato di Pio XII e della sua Chiesa nei confronti del popolo ebraico durante la guerra. Perché quando i mezzi produttivi e artistici non sono all'altezza di un compito di tale spessore, allora è meglio rinunciare».

«Ho cercato non di fare uno scoop, non di dire cose che nessuno conosce - ha invece spiegato la regista prima della proiezione - ma di aprire una finestra su una vita e su un'opera molto incomprese. La mia motivazione era solo l'amore per la giustizia». Ma è sulla qualità del risultato, soprattutto dal punto di vista artistico, che in Vaticano si è avuto da ridire: «La regista - commenta l' Osservatore - affronta con un atteggiamento volenteroso i limiti di una produzione piccolissima. Eppure anche con ambientazioni un po' arrangiate e pochi attori si poteva fare molto meglio».

Ancora più duro il quotidiano dell'ebraismo italiano, che già alla vigilia aveva parlato di «ennesimo polpettone revisionista che ci farà vedere cinquanta sfumature di bianco»: «Vicende drammatiche che hanno segnato indelebilmente i destini di milioni di persone sono degradate alla stregua di una goffa soap opera di dubbia qualità - scrive Pagine ebraiche - infarcita di luoghi comuni e fattoidi che non spostano di un capello quanto era già noto».

Finora hanno parlato i critici cinematografici, e le parte in causa.

Da domani sarà il turno (di nuovo) degli storici.

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