Cultura e Spettacoli

Il simbolo dei direttori italiani all'estero? È un inglese

Sintesi della rassegna stampa di ieri sulle nomine dei venti nuovi direttori a capo dei principali musei italiani: il governo ha sempre ragione. Perché? Non si sa. Infatti nessuno si prende la briga di dare un'occhiata alle procedure del concorso e al curriculum dei vincitori.

ITALIANI ALL'ESTERO Basta polemiche provinciali contro gli stranieri, che poi sono europei, scrivono tutti. All'estero i musei chiamano gli italiani e nessuno si stupisce. La prova vivente? Secondo i quotidiani, sarebbe Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra. C'è solo un particolare trascurabile e infatti trascurato: Finaldi è nato a Londra ed è cittadino britannico. Lo dice una fonte segretissima, il sito della National Gallery.

PARAGONI Si sprecano paragoni con i musei americani, pieni di dirigenti italiani. Si mette a confronto il botteghino del Met con quello degli Uffizi. Peccato solo che gli «esperti» commentatori si dimentichino un dettaglio: i musei americani, con rare eccezioni, sono indipendenti e privati. Ma come la pensano i nostri cervelli fuggiti all'estero? Davide Gasparotto da Los Angeles, ove dirige il Dipartimento pittura del Getty Museum: «Dall'osservatorio americano sembra strano che in un colpo solo, attraverso una commissione di esperti, si nominino 20 direttori di grandi musei. Qui non succederebbe mai, dal momento che i musei sono privati e ognuno fa la propria accurata ricerca del direttore» (da La Stampa di ieri).

AUTONOMIA (DI PAROLA) Tra i nuovi direttori, c'è chi vuole: ridurre le code, aumentare gli incassi, implementare le audio-guide, aprire al turismo, migliorare i servizi, trovare sponsor, lavorare con più autonomia. Non ci aveva ancora pensato nessuno. In mezzo alle banalità, spicca la tragica intervista al Corriere della sera di Gabriel Zuchtriegel, 34 anni, neodirettore a Paestum.

Per difendersi dall'accusa di inesperienza nel campo museale, Zuchtriegel ricorda le sue passate occupazioni: «Ho lavorato a Berlino come guida».

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