Snob, giallo e pop I tre volti narrativi di Giovanni Cocco

Potrei sbagliarmi, ma sospetto che Giovanni Cocco sia l'unico scrittore italiano che riesce a scrivere contemporaneamente romanzi appartenenti a tre generi diversi (ognuno dei quali pubblicato con una diversa casa editrice): le opere postmoderne e ambiziose (delle quali è uscito finora il primo volume, La caduta, che gli è valso la finale al Campiello), con Nutrimenti; i «gialli» composti assieme alla moglie Magella, con Guanda; e adesso un terzo genere più facile e popolare, ascrivibile alla linea Chesterton-Soldati-Vitali, Il bacio dell'Assunta, che esce per Feltrinelli (pagg. 253, euro 17). Il romanzo si apre con un furto sacrilego: una sera dei primi anni '80 del secolo scorso, il lago di Como in vista, ignoti teppisti entrano in una chiesa, sfasciano la teca che custodisce la statuetta della Vergine e la trafugano, innescando una caccia al ladro che coinvolge le figure più note del villaggio: il parroco don Luigi, fiato da ciclista e tendenza all'abbiocco post-prandiale; il maresciallo Salvatore Gargiulo, 1,90 di statura e maleducazione (prega i testimoni di aspettare dieci minuti «per impegni non rinviabili» e poi va al bar per restarvi mezz'ora, alle prese con l'aperitivo); il giornalista territoriale Frigerio, affamato di notizie...
A scoprire il furto è Angela, maestra elementare e indispensabile organista della parrocchia. Quarantenne ancora appetibile, la donna si è votata allo zitellaggio dopo il naufragio, per la fuga improvvisa del fidanzato, di un amore di gioventù. Ma sono in tanti a concupirla, a partire dall'anarchico in ritardo Bernasconi: «leggeva Marcuse e trasportava letame» scrive Cocco rivelando qui, forse, una delle sue idiosincrasie. Il mestiere repellente non impedisce peraltro al Bernasconi di essere un invidiato dongiovanni: è lui, si dice in giro, l'unico che potrebbe conquistare l'organista, se solo la maestrina avesse un po' più di sangue nelle vene e un po' meno preconcetti nella testa.


Felice gusto per il bozzetto, curiosità per il folklore lacustre uniti a un sincero fervore paesaggistico fanno sì che queste pagine di Cocco si leggano con piacere e, in fondo, con tenerezza e anticipata nostalgia: perché quando anche l'ultimo bar all'italiana chiuderà i battenti, e le ricette contadine finiranno museificate nei volumi Slow food o peggio ancora incorniciate in un piatto di plastica di Eataly, Il bacio dell'Assunta sembrerà un'opera quasi etnografica, ricolma di atmosfere definitivamente perdute.

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