Stretti e ripidi sono i Tornanti che portano al dubbio sul politicamente corretto

I Tornanti, la nuova collana edita da Giubilei Regnani e curata da Andrea Indini, esce dal binario del mainstream e propone spunti diversi per contestualizzare il coro mainstream

Stretti e ripidi sono i Tornanti che portano al dubbio sul politicamente corretto

“Non vuoi oggi salire su un alto monte? L’aria è pura, e si può scorgere più mondo che mai”, provocava Nietzsche il pigro viandante. Ebbene questa è la domanda che si dovrebbe porre a coloro che non volessero leggere, non tanto per sfiducia quanto per principio, una collana editoriale come I Tornanti, edita da Giubilei Regnani, a cura dal responsabile del Giornale.it, Andrea Indini.

Una raccolta di saggi che, partendo dalla genesi dell'ideale, analizzano l'attualità per proiettarsi verso il futuro, come i tornanti di vecchie strade in salita, spesso impervie e poco battute, per consuetudine quelle che portano l’uomo capace ad un’altezza tale da poter mutare la sua prospettiva sul mondo. Come il Viandante sul mare di nebbia dipinto da Friedrich. Come i giovani allievi del professor Keating ne L’attimo fuggente in piedi sui loro banchi, pellicola citata proprio nel primo volume firmato da Alberto Bellotto, Il tramonto del sogno americano (clicca qui), un saggio dedicato al "tramonto del sogno americano” dove l'autore, attraverso un viaggio nell’iconografia cinematografica che ha senza dubbio contribuito più della pur notevole letteratura americana alla trasposizione dell'American dream, intraprende un percorso non dissimile da quello scelto in Bianco da Breat Easton Ellis - ultimo irriverente e discusso lavoro che, ripercorrendo tappe salienti nella storia del cinema, monta e smonta il mito dell’inclusione per "buon cuore" e sottolinea l'occulta presenza di una caccia alla streghe degna del peggior maccartismo, volta a scovare i “politicamente scorretti” non più i comunisti.

libro bellotto

Come Ellis, Bellotto traccia un percorso con l’ausilio di eventi che appartengono alla storia reale e alla narrazione che i maestri della settima arte hanno saputo confezionare, permeando l’immaginario collettivo globale, nella creazione e, perché no?, in una certa distruzione - almeno per come possiamo intenderla noi europei, oppressi dall’asservimento culturale della super potenza che meglio di tutte ha saputo esercitate il soft power - del grande sogno americano. Un sogno che ha scandito l'esistenza di milioni di donne e uomini figli di quella terra di opportunità, contraddizioni e profonde divisioni, che ha profondamente condizionato il nostro presente, il nostro passato, e ancora il nostro futuro. Del resto, in Europa chi non ha mai sognato, almeno una volta, l'America?

Dai preppy post-yuppie delle Ivy League, gli atenei più blasonati e ambiti del pianeta dove si progettano le start-up che arriveranno nella Silicon Valley per inseguire il successo planetario di Facebook, ai prepper che nei loro bunker, scavati nelle remote lande del Midwest, si preparano al crollo della civiltà in stile Mad Max. E intanto comprano e continuano a comprare armi (il 46% di proprietà civile a livello mondiale è detenuto negli States, ci ricorda Bellotto). Dai black bloc, partiti da Seattle e arrivati a Genova, ai complottisti QAnon di Washington che partendo dalla pizzeria Comet Ping Pong sono arrivati Capitol Hill. Dai movimenti pacifisti, che hanno ispirato la rivoluzione culturale giovanile degli anni Sessanta, alla dura realtà che, conti alla mano, dimostra che in America non esiste una sola generazione che non abbia combattuto una guerra. Dal fuoco fatuo del suprematismo bianco alle fiamme diventati del Black Liver Matters.

Questa è l’America.

Queste le lenti attraverso cui dovremmo imparare a guardarla, per iniziare ad analizzarla meglio. Partendo o ripartendo dal profondo che mostri sacri come Michael Moore ci hanno già indicato. Mettendo da parte, almeno per il tempo della lettura, quella cha viene definita "una cialtroneria giornalistica e accademica che non vuole mai togliersi le lenti eurocentriche" quando guarda ai fatti di un'attualità mutevole, come solo la moda e il maistream dettato dalla nomenclatura politicamente corretta, che oramai “divide et impera”, possono dettare nell’agenda che conduce per osmosi verso un progresso privo di garanzie.

Il tramonto del sogno americano

È questa accezione dunque che si declina l’obiettivo e la sfida de I Tornanti. Attraverso uno sguardo “diverso dal mainstream” e ben distante, quando necessario, dalle posizioni egemoni del politicamente corretto, la collana divulgativa curata da Indini punta a raggiungere un pubblico eterogeneo, senza cadere nell’identitarismo che rivolgendosi per scelta di mercato al solo pubblico già ricettivo, delimita a suo discapito il proprio campo d’azione. Una scelta tipica, se mi è consentito dire, di quel mondo conservatore che mantiene con coerenza transepocale del proprio pensiero, e a cui la casa editrice è legata a doppio filo.

Al primo saggio di Alberto Bellotto “Il tramonto del sogno americano”, seguirà una riflessione a firma di Lorenzo Vita sul concetto di impero e neo-imperialismo; diverso da quello che abbiamo studiato sui libri di storia, ma assai tangibile nei progetti delle super potenze come l’America - e non di meno la Russia -, che ogni giorno si muovono e si confrontano nello scacchiere geopolitico globale.

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