Cultura e Spettacoli

Le vacanze degli scrittori /2

A quanto pare scrittori e intellettuali italiani non vanno da nessuna parte, quest'estate, se non dietro l'angolo. Con la crisi il glamour esistenziale dei frequent flyer è crollato. E nessuno che si faccia tre giorni di silenzio in monastero. Ma neanche lei, Massimo Cacciari? «No. Devo scrivere un saggio di teologia politica. Sto studiando i libri necessari, e le lettere di Paolo. Se farò tre giorni al mare ad agosto è tanto. Amo le camminate dolomitiche, le rocce, ma non ho tempo, gli anni passano così velocemente. Intorno a me, però, vedo che chi ha sempre fatto le vacanze le farà anche adesso. Non è una sorpresa. Facendo il sindaco di Venezia già avevo perfetta contezza di quel che stava accadendo: la crisi avrebbe colpito in modo diseguale. E non si stava facendo alcuna politica di servizi, zero welfare. Per non dire della gente che oggi si sta arricchendo enormemente, nel disastro».
Anche il torinese Gianluigi Ricuperati (La tua vita in 30 comode rate. Viaggio nell'Italia che vive a credito, Laterza) lavora: «In quest'aria pre-apocalittica, sto rifinendo il mio romanzo che uscirà per Mondadori a febbraio. Ho poca dimestichezza col vittimismo, ma questa atmosfera di crisi mi fa star male. Guardo le ultime puntate di Mad Men, sono ad alto tasso letterario, quasi il nostro Dickens, e mi dico: vorrei vivere negli anni '60, per quanto ingiusto, cinico e maschilista fosse quel mondo. Era un'epoca vibrante, dinamica; la nostra è all'opposto. È un'estate emotiva, piena di tensione a cui non riusciamo ad abituarci, si sa solo che così non reggeremo a lungo. E così, lavoro a questo romanzo su un'Europa visionaria. Tra le pause, leggo le interviste agli scrittori della Paris Review».
Chi non lavora, lavora a metà: Gianni Biondillo (Strane storie, Guanda) sarà in Sardegna come direttore artistico del mini festival «Parole sotto la torre», quest'anno a Portoscuso, nel Sulcis: «Dove quasi tutti - ci dice Biondillo - sono in cassa integrazione. Terremo incontri con Trevi, Mazzucco, Avoledo, Ildefonso Falcones: nessun gettone di presenza, neanche per me. Siamo riusciti a pagare solo gli spostamenti. Dal 27 al 29 luglio e dal 3 al 5 agosto. Dopo prendo l'aereo e vado a Caserta con mia moglie e i miei due figli». Manca solo la Topolino amaranto o qualcuno che ti racconti che va in Vespa da Milano a Santa Margherita. E c'è pure chi, non muovendosi, fa le vacanze più romanzesche di tutti: il poeta Valentino Zeichen (Il testamento di Anita Garibaldi, Fazi). «Sto nella mia baracca sulla Flaminia, sotto villa Strohl Fern. Nella vita non ho messo via i punti qualità per andare in vacanza. Fa molto caldo. Dicono ci siano 34 gradi, ma le misurazione le prendono ai margini della città. Dentro, ce ne saranno più di 40, per i troppi condizionatori. A Roma in agosto non c'è più la serrata, vado a fare la spesa, alla Casa del Cinema, leggo Scelte fatali di Ian Kershaw \, perché penso che gli italiani manchino molto in geopolitica, leggo Cechov. Decenni fa andavo a nord, alla Prima Porta, il Tevere era quasi pulito, si faceva il bagno...».
Sardegna, lavoro e scrittori russi: anche l'estate di Paolo Nori è così. «Quest'anno ho fatto uno dei viaggi della meraviglia della mia vita. Sono stato cinque giorni in Sardegna, a S'Archittu, provincia di Oristano, per portarci mia figlia di sette anni: era la prima volta che prendeva l'aereo. Vedere la sua stupefatta attenzione - al decollo, all'atterraggio, al ritiro bagagli - è stata per me un'esperienza altrettanto inedita. Il resto dell'estate? Parto per Viareggio, lavorerò a due libri: uno sul movimento Cinque Stelle a Parma, commissione di Chiarelettere, l'altro il romanzo La banda del formaggio, e chissà se mi riesce. In valigia, un Kindle. Quasi tutto l'Ottocento russo è in Rete: per me che me ne occupo, una manna». In zona Tirreno anche Aldo Nove: «Vado all'isola d'Elba con la mia ragazza, un'amica ci presta una casa che ad agosto rimarrà vuota. Continuerò a lavorare, un libretto d'opera per Fabio Vacchi. Andrà al Maggio fiorentino e ci sarà pure Jovanotti. In Italia si è concluso un ciclo, umanamente c'è bisogno di evasione, ma è difficile pensare che si sta cambiando in meglio. In valigia, Breve storia del futuro di Jacques Attali (Fazi), e Futuro di Marc Augé (Bollati Boringhieri). E il Seminario XX di Lacan, sull'orgasmo femminile».
L'Adriatico di Cacciari, Torino, la Sardegna, l'Elba, Roma... Che ci sia del cosmopolitismo almeno dalle parti della cosmopolita (Un'estate fa, Bompiani) Camilla Baresani? Niente: «Non ho bisogno di staccare la mente, come si stacca un frigorifero. Per altro, le vacanze d'agosto sono faticosissime. Viaggio rimanendo a Milano, e non è retorica: leggo. Magari scritti di viaggio: Cesare Brandi, Comisso, Praz, e come non citare Manganelli, per cui viaggiare è “cercare l'invisibile acquattato nel visibile”? I miei libri di agosto: Zavattini, l'opera omnia aperta a caso, La notte sarà calma di Romain Gary (Neri Pozza), lettere e diari di scrittori, su tutti l'irritabilissimo Tolstoj».
Solo Giulio Giorello (Il Tradimento. In politica, in amore e non solo, Longanesi) mette il naso fuori dall'Italia, e senza trascurare il lavoro: «Sono portato a utilizzare le settimane in cui il caldo a Milano si fa soffocante per andare in Paesi dove la vita continua in modo più regolare, come Francia e Gran Bretagna, dove mi rilasso a controllare che la birra inglese sia sempre spillata in modo classico. Tra poco parto per Parigi, ci sono delle iniziative editoriali che voglio conoscere. Da lì proseguo per Londra, incontrerò i miei amici di Oxford e Dublino, verificherò anche lì quali libri far tradurre in Italia.

Le vacanze non sono altro che la vita di sempre, proseguita in modo calmo, con buona birra e buoni vini».

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