Pier Augusto Stagi
da Saltara
Cunego arriva con il volto di chi è stato colto di sorpresa: «Stavo benissimo, non bene. Poi, allultimo chilometro, quando cè stato il cambio di ritmo, è come se mi fossi svegliato allimprovviso da un sogno dolce dolce. Non sono riuscito più a trovare il giusto ritmo: la catena si è fatta improvvisamente pesante, le gambe sono diventate piombo, e quegli ultimi metri su un autentico muro, sono diventati interminabili. Volevo vincere la tappa; ho rischiato di perdere il Giro».
Damiano ha il volto cupo di chi ha vissuto una giornata difficile, medicata con classe e umiltà. «Sapevo che sarebbe stata una tappaccia, ma nonostante la conoscessi e lavessi provata e riprovata mi ha sorpreso lo stesso. Mi spiace per Vila, che si poteva vincere e inseguire un sogno rosa; mi spiace per i miei compagni di squadra, che nel finale hanno fatto i diavoli a quattro per portarmi lì, ai piedi del muro, per spiccare il volo. Invece...».
Ascolta le parole del suo tecnico, Beppe Martinelli. «Damiano, può capitare, ma certi errori non si possono più commettere. Per la squadra, ma soprattutto per te. Domani è un altro giorno (oggi per chi legge, ndr), cè unaltra tappa di quelle che possono lasciare il segno: vogliamo lasciare anche il nostro».
Damiano ascolta in silenzio: «Ho detto io via radio che stavo bene e volevo provare a vincere: ho fatto proprio una bella figura... Potevo fare una tappa di contenimento, invece mi sono voluto esporre: ma va bene così, questo Giro sarà una lotta lunga e dura. Di Luca si è lamentato perché abbiamo tirato quando era in difficoltà? Potevamo davvero metterlo fuori gioco se solo avessimo voluto...
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