Medicina

Curando efficacemente il diabete è possibile evitare l’ictus cerebrale

Gianni Clerici

Il diabete è una malattia cronica che può dare serie complicazioni. Le più temibili sono quelle cardiovascolari. Ecco perché un controllo continuo dell’iperglicemia (causa prima del diabete) può evitare l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale. Nuovi studi clinici presentati al congresso mondiale di cardiologia, svoltosi nei giorni scorsi a Barcellona, hanno dimostrato che alcuni farmaci antidiabetici, in particolare in insulino-sensibilizzante di nuova generazione (nome chimico: pioglitazone) riduce del 47 per cento il rischio di ictus cerebrale e di altri gravi eventi cardiovascolari nei portatori di diabete di tipo 2.
I pazienti che hanno partecipato al più importante di questi studi, chiamato Pro-active erano 5.238. È stato osservato l’intero percorso clinico e in prospettiva l’alto rischio di mortalità. Il paziente diabetico, infatti, se non curato o curato male, rischia ictus cerebrale e infarto del miocardio in misura quattro volte superiore a quella di pazienti non diabetici.
Il professor Robert Wilcox, dell’Università di Nottingham, ha definito «molto incoraggianti» i risultati più recenti dello studio Pro-active. Il dottor Robert Spanheimer, che è uno dei più grandi esperti mondiali del diabete, ha parlato di «risultati stupefacenti» spiegando che «solitamente, quando si parla di ictus cerebrale, si pensa prima all’ipertensione, poi all’eccesso di colesterolo come cause scatenanti. È quindi molto significativo avere provato che un antidiabetico orale può ridurre questo rischio». Pioglitazone, scoperto e sviluppato da Takeda, è stato approvato in Usa nel 1999 e in Europa nel 2003. Fino ad oggi è stato impiegato come antidiabetico in oltre cinque milioni di pazienti, quasi tutti ad alto rischio, con risultati incoraggianti.
Le «novità» di Barcellona aprono prospettive capaci di alleviare le sofferenze e le paure di milioni di diabetici. Questa malattia, infatti, ha una diffusione crescente soprattutto nei Paesi evoluti.

Terapie mirate riescono a controllarla (ma non a debellarla) assicurando per anni una buona qualità di vita.

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