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"Curcio, la lotta armata non dà la pensione"

Silvia Giralucci aveva solo tre anni quando le Br le uccisero il padre. Il "fondatore" rivendicò l’omicidio, per il quale fu poi condannato. "Rispetti la legge come tutti. Quando ho saputo che sarebbe venuto a tenere una conferenza a Padova sono quasi svenuta"

"Curcio, la lotta armata non dà la pensione"

Roma - A volte, quando dicono di Renato Curcio: «non si è mai macchiato di reati di sangue», ha voglia di ruggire. Se non altro perché lei, Silvia Giralucci, sua padre non l’ha mai conosciuto. Graziano fu ucciso nel 1974, a Padova. Il primo delitto delle Br, il primo rivendicato. A scrivere quel comunicato fu proprio Curcio. Per quel delitto è stato condannato: «Concorso morale in omicidio». Ho conosciuto Silvia scrivendo un libro che raccontava (anche) la storia della sua famiglia, nel 2003: aveva tre anni il giorno del delitto, ora 37. In questi anni ha parlato in pubblico raramente. È giornalista, madre di due figli. Ma non ama discutere di quelle storie. Anche la memoria le provoca dolore: «Per me sono ferite ancora aperte». Silvia non è animata da spiriti di vendetta, non sogna la legge del taglione, ma tiene a un principio: «La mia famiglia, le vittime degli anni di piombo, la società, hanno subito lutti irreversibili. Io mi porterò il mio peso per sempre. Credo che, anche scontato la pena, gli ex Br dovrebbero sapersi portare dietro il loro».

Silvia mi ha raccontato che da bambina, a volte sveniva. Così le fecero un encefalogramma. Per giustificare tutti quei fili le dissero: «Serve a capire perché non stai bene. Così, mentre era attaccata alla macchina, lei pensava intensamente: “Voglio-voglio-voglio il mio papà”. Quando l’esame fu concluso guardò il referto e pensò, delusa: «È pieno di scarabocchi. La macchina non ha capito». Aveva solo sei anni. Si parla spesso di Curcio. Per le polemiche legate alle sue conferenze. E ora anche per il fatto che non abbia diritto a una pensione. Si parla anche di Battisti, di pene, di soluzioni politiche. Quando riesco a convincerla a questa intervista, mi spiega: «Il dibattito è impostato male».

Lei si considera figlia di una vittima, ma anche vittima.
«Di mio padre io non ho nemmeno un ricordo. Non ho potuto conoscerlo. Non so che cosa significhi, un padre. Questa è una delle più grandi privazioni che si possano subire».

Ha desideri di vendetta?
«Nessuno. Ma voglio che si applichi la legge, che si scontino le pene».

Ha perdonato?
«La parola non ha significato».

Perché?
«Perché per me, al di fuori di una relazione, il perdono non esiste».

Ha incontrato Curcio?
«Mai. Al processo per mio padre e Mazzola non è mai venuto».

Lui, e altri ex Br denunciano un ergastolo bianco oltre alla pena.
«Quando ho saputo che veniva a parlare a Padova, leggendo il giornale per strada, sono quasi svenuta».

Non doveva venire?
«No. E fossi in lui non andrei a tenere conferenze. Esiste la discrezione»

È giusto definirlo omicida anche se non ha sparato?
«Sapeva che un commando sarebbe entrato nei locali dove erano mio padre e Mazzola. Erano armati, a volto scoperto, con pistole silenziate, di giorno. Potevano andare di notte...».

Curcio sapeva che ci sarebbe stato un duplice omicidio?
«A giudizio del Tribunale sapeva che sarebbe potuto accadere. E dopo che è accaduto, ha voluto, con gli altri capi, una rivendicazione. Per la legge è concorso in omicidio».

Curcio ha definito quel delitto un «incidente di percorso».
«Non entro nella brutalità di questa definizione. Ma non credo fosse sincero»

Aveva già altre condanne, pensa che ne volesse evitare una?
«Molti brigatisti tengono a questa immagine: non hanno commesso delitti, pagano per dei reati politici».

Accade anche per Battisti.
«Condannato a quattro omicidi, ha scontato un anno di carcere. Come si può farlo passare per vittima».

Curcio ha diritto alla pensione?
«Solo nel rispetto della legalità».

Ovvero?
«Se non ha versato i contributi minimi per averne diritto, no».

Non ha maturato il minimo perché ha fatto quasi venti anni...
«Allora forse dovrebbe chiedersi che lavoro faceva prima».

Lei lo sa: faceva la lotta armata.
«È questo il nodo. Non avere contributi è frutto delle sue scelte. È una delle conseguenze che deve affrontare».

Non le pare due volte punitivo?
«No. Perché è così per tutti gli altri cittadini. Se vale per una precaria, o un commerciante, perché non dovrebbe valere per lui?».

Molti ex Br rischiano indigenza.
«Curcio no: non ha diritto alla pensione sociale, quindi sua moglie ha un reddito. Anche questo vale per tutti gli italiani, perché non deve valere per lui?».

Se lui leggesse queste righe la considererebbe ostile?
«Non mi importa cosa pensa Curcio, ma non do la caccia ai terroristi. Se dopo la pena un detenuto trova senso nella vita per me è un dono. Vale per tutti, anche per gli ex Br. Ma le conseguenze le devono assumere. Gli assassini di mio padre non mi pare l’abbiamo fatto».

In che senso?
«Ad agosto sono stati condannati, nella causa civile, a un risarcimento del danno per 350mila euro. Non li avremo mai. Ma il punto è: non hanno pagato neppure le spese processuali!».

Perché?
«Ma molti Br sono nullatententi. Le case in cui vivono, per evitare problemi, non sono intestate a loro».

Curcio desidera la pensione...
«Vorrei tanto che fosse un segnale che è tornato a rispettare lo Stato».

In che senso?
«Dopo aver cercato di abbatterlo, adesso vogliono le sue tutele».

Anche qui non lo crede sincero?
«Spero che lo sia. Molte di queste persone, che non rispettano la legalità, hanno una certa disinvoltura nell’arraffare quello che possono».

Lo Stato fa abbastanza per voi?
«Non l’ha fatto in passato. Non abbiamo avuto, per anni, assistenza: né economica né psicologica»

Come si definisce?
«Una donna, una madre. Ma anche una vittima. Ho in me un vuoto che con gli anni, invece di diminuire, cresce.

Mi sento mutilata».

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