Cure agli immigrati clandestini? L’Asl le mette in conto ai dottori

Detratti dagli stipendi i costi delle visite. Medici di base in rivolta: "Azienda disorganizzata, non sappiamo chi ha diritto al servizio"

Più di duecento ricorsi pronti per essere depositati alla cancelleria del Tribunale del lavoro. Se fossero consumatori questa sarebbe una vera e propria class-action. Invece sono medici che si preparano ad affrontare una battaglia contro la Asl. Sotto accusa le trattenute sugli stipendi dei cosiddetti pazienti-fantasma. Deceduti anche da oltre 5 anni, ma mai stati cancellati dalle anagrafi del sevizio sanitario. Ma anche cambi di residenza registrati con ritardo di mesi e soprattutto pazienti extracomunitari con il permesso di soggiorno scaduto o da rinnovare. Situazioni che fanno decadere il diritto - se non di essere curato - sicuramente quello di avere un medico di famiglia. Non si tratta di bruscolini. Alcuni medici hanno ricevuto da un giorno all’altro richieste anche di 8mila-10mila euro per aver curato pazienti extracomunitari che risultavano tra i loro assistiti ma che non avevano più il permesso in regola. Una situazione che secondo i medici di base sarebbe da addebitare alla «estrema disorganizzazione in cui versa l’anagrafe dell’Asl di Milano, come tutta la Lombardia», come spiega Fiorenzo Corti, segretario regionale della Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia). Che aggiunge: «Se un malato si presenta nel nostro studio è nostro dovere curarlo, che abbia o meno il permesso in regola, ma a questo punto anche la Asl deve uniformarsi al principio del diritto alla salute e non chiederci di restituire i soldi. Altrimenti ci metta in condizione di sapere in tempo reale chi e quanti sono i nostri assistiti». Il problema non è di poco conto, visto che a Milano in media ogni medico di base tra i suoi pazienti conta un 20-30 per centro di stranieri, con punte dell’80 per cento in quartieri come Paolo Sarpi o il Lorenteggio. La Fimmg nei mesi scorsi ha attivato il suo Pronto soccorso legale. E i ricorsi sono pronti. «Abbiamo attivato il tentativo obbligatorio di conciliazione previsto dalla legge - spiega l’avvocato Paola Ferrari, esperta in diritto del Lavoro - ma non è andato a buon fine. Ora presenteremo al tribunale del lavoro i ricorsi. I comuni hanno l’obbligo di comunicare al servizio sanitario ogni evento demografico entro la fine del mese di riferimento dell’evento. Abbiamo verificato che i Comuni sono ligi alla procedura e spesso le asl sono abilitate ad accedere ai dati anagrafici. I medici, quindi, dovrebbero essere tranquilli rispetto agli aggiornamenti. Invece non è così». «È pacifico l’obbligo per la pubblica amministrazione - aggiunge l’avvocato Ferrari - non solo di tenere l’anagrafe degli assistiti ma, altresì, di aggiornare in modo costante. Il mancato aggiornamento è foriero di danni sia causati dal disservizio del sistema che di immagine professionale, in quanto spesso si addossano questi errori all'incolpevole medico di famiglia. È inammissibile ogni tentativo di addossare al medico la responsabilità per una disfunzione amministrativa addebitabile solo ed esclusivamente alla Asl, in quanto organo preposto all’esercizio di tale funzione».

Per giovedì sera intanto la Fimmg ha indetto un’assemblea aperta a tutti i medici, anche a quelli non iscritti al sindacato di categoria. Insieme al legale si farà il punto della situazione e si conteranno i ricorsi da depositare. Al più tardi la prossima settimana.

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