La Curia svela gli archivi segreti del Magistrato di Misericordia

Il documento più antico è del 23 gennaio 1419, in cui si attesta la nomina, da parte della Repubblica ligure, dei quattro «integerrimi e probi» probiviri dell'epoca incaricati della distribuzione delle elemosine e dei ricavi dei lasciti per i meno abbienti: gli «illustrissimi» Pietro De Flisco, Gabriele Spinola, Antonio De Bargaglio e Gerolamo Giustiniani.
Da ieri studiosi e appassionati possono consultare altre 60mila «unità archivistiche» nella nuova sede della Fondazione del Magistrato della Misericordia, in via Giustiniani 25. Le perle dell’archivio storico dell’ente sono disponibili per la visione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12,30 e dalle 13 alle 17. Si tratta di pezzi unici, tutti originali e in (quasi) perfetta forma. Mantenuti così nei secoli grazie alla tenacia dei priori e degli archivisti, ma anche per la struttura della carta ottenuta con la cellulosa ricavata dagli stracci. Un’eredità importante per la storia e la cultura genovese che è stata raccolta dal priore Piermaurizio Priori e dalla curatrice Isabella Merloni, offerta al pubblico con la «benedizione» del cardinale Angelo Bagnasco.
Per celebrare l’evento ieri è arrivato a Genova anche il prefetto dell’Archivio segreto del Vaticano, monsignor Sergio Pagano, che si è incontrato con l’arcivescovo e ha partecipato al convegno al museo diocesano intitolato: «Pro redemptione anime mee, la pietas dei genovesi e le carte del Magistrato della Misericordia».
«Oggi amministriamo un centinaio di immobili - spiega il notaio e priore Piermaurizio Priori - con le stesse finalità sociali che erano vigenti nel milletrecento, alle origini della Fondazione. Sono stato nominato nel 2010 e ho scelto la strada della massima trasparenza, rigore, umiltà, equità e professionalità. Il Cardinale è il presidente dell'ente. Stante i tempi di crisi, purtroppo è sempre più raro trovare qualcuno disponibile a fare la carità, anche se ce n'è tanto bisogno».
L’attuale Magistrato di Misericordia e la Fondazione, che oggi è disciplinata con il diritto privato come le altre ex Ipab, discendono da una legge della Repubblica Ligure del 23 gennaio 1419, confermata ed ampliata con un decreto del 29 dicembre 1495. I due atti delegarono al magistrato di Misericordia completa ed assoluta autorità in materia di cause pie, costituendo l’ente come depositario della giurisdizione amministrativa e giudiziaria dello Stato. Per l’esercizio di tale potere venne quindi istituito l’Ufficio di Misericordia, quale tribunale eccezionale.
Successivamente alla rivoluzione del 1797, il Magistrato di Misericordia fu privato dell'autorità giudiziaria trasformandosi in Opera Pia, con quella peculiarità che ancora oggi lo contraddistingue perché lo obbliga a favore dei meno abbienti.


«In silenzio, con equità, umiltà e serietà» da allora la Fondazione si occupa della «Pietas» dei genovesi, del valido strumento di promozione civica della dignità della persona e, a differenza di altre ex Ipab (come dimostrano i fatti di cronaca), non ha mai fatto distinzioni, né «favori» per l'appartenenza religiosa, etnica, politica o sindacale. Non a caso, l'attuale consiglio di amministrazione ha adottato il motto «Civis caritas est». Come nel 1419: amministratori «integerrimi e probi». Purtroppo, roba da Medioevo.

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