Dà 50 centesimi di elemosina: pensionato ucciso a calci e pugni

Roma, due drogati massacrano un automobilista «offesi» dalla sua offerta

Dà 50 centesimi di elemosina: pensionato ucciso a calci e pugni

Roma - Cinquanta centesimi di elemosina? Troppo pochi. Almeno per una coppia di tossicodipendenti di Roma che ieri intorno all’una del pomeriggio ha massacrato di botte un’ex guardia giurata di 62 anni, Giampiero Stramucci, agganciata e aggredita a bordo della sua auto a un semaforo di Monteverde Vecchio, quartiere residenziale della città, a due passi dal cuore di Trastevere. Una morte assurda, avvenuta sotto gli occhi di decine di passanti, atterriti.
«Abbiamo visto quell’uomo scendere dalla sua Ford Escort Ghia - raccontano alcuni testimoni - litigare con quei due che poi si sono avventati su di lui colpendolo a calci e pugni, fino a farlo piombare sull’asfalto in una pozza di sangue. Abbiamo chiamato l’ambulanza, il 113, qualcuno è corso ad avvisare una pattuglia dei vigili urbani che si trovava in zona. È stato terribile». Stramucci morirà poco dopo al vicino ospedale San Camillo.

A bloccare i suoi aggressori ci penserà il tenente della municipale Federico Putti, funzionario dell’Ospol, il sindacato che da anni si batte per fare avere ai «pizzardoni» della Capitale la pistola d’ordinanza. «Stavano scappando via - dirà agli agenti del commissariato locale intervenuti sul posto - dei cittadini ce li hanno indicati e così sono corso loro dietro, mentre il mio collega, il tenente Antonio Del Russo, sceso dalla pattuglia K162, tentava di rianimare quel poveretto crollato al suolo. Purtroppo non è servito». Sarà l’autopsia a stabilire se il vigilante sia deceduto in seguito alle percosse (sarebbe stato colpito pure con una bottiglia di vetro) oppure per il colpo alla testa, dato cadendo a terra.

Fatto sta che un intero quartiere è sotto choc: «Non si può morire in un modo del genere, in pieno giorno e in una zona altamente trafficata e popolata – denunciano Piergiorgio Benvenuti, responsabile del Dipartimento sicurezza di Alleanza Nazionale per il Lazio, Marco Marsilio, capogruppo del partito in Campidoglio e Fabrizio Santori, consigliere di An al XVI Municipio –. Roma è ormai un Bronx e non si può fare più finta di nulla. Non basta organizzare eventi e spettacoli per rendere una città vivibile. E a farne le spese sono sempre e solo i cittadini. È venuto il momento - proseguono - di intervenire concretamente per la sicurezza dei nostri quartieri. Chiederemo un incontro urgente con il prefetto Achille Serra e la riunione di un Comitato per l’ordine e la sicurezza provinciale per verificare tutte le criticità che esistono nella Capitale dove, ormai, assediati da questuanti, nomadi e balordi d’ogni tipo, nessuno può più sentirsi sicuro».

Il sindaco Walter Veltroni, dal canto suo, taglia corto e parla di un «gesto barbaro, che ci lascia senza parole». Negli uffici della III Sezione della Questura centrale a rendere la loro versione dei fatti, fermati con l’accusa di omicidio, su quanto accaduto a piazzale Dunant sono finiti Riccardo Memeo, 47 anni, e Cjnthia Pellegrino, classe 1967. Sulle loro spalle pendono numerosi precedenti, piccoli reati legati a furti e droga, consumati in una vita tirata avanti tra mille espedienti. E probabilmente, ieri mattina, i due erano al semaforo con la Circonvallazione Gianicolense proprio dopo avere fatto «visita» al Sat del San Camillo. Stramucci fermo al semaforo avrebbe provato ad allontanarli, poi la lite.

«Per paura di essere inseguiti e raggiunti dal sessantaduenne - spiega il dirigente della Omicidi, Eugenio Ferraro - la coppia aveva staccato e portato via le chiavi dal quadro di accensione della Escort. In terra, invece, abbiamo trovato i cinquanta centesimi che, probabilmente, Stramucci aveva offerto loro. Evidentemente non sono bastati».

La vittima abitava a poche centinaia di metri dal luogo in cui è stato aggredito. «Con la vicinanza dell’ospedale e della stazione ferroviaria di Trastevere - dicono nel quartiere - la zona è praticamente presa d’assalto da mendicanti, tossici e zingari. Ma nessuno fa niente».

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