da Roma
Lapertura del ministro della Salute uscente, Livia Turco, alla diagnosi pre impianto è «gravemente lesiva dello spirito della legge 40». Francesco DAgostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica, ritiene preoccupante «la cancellazione delle norme che limitavano le diagnosi pre impianto». Ora, anche se indirettamente, sarà possibile eseguire «test genetici che si fanno prelevando cellule dallembrione e che dunque violano il diritto alla salute del nascituro». DAgostino sottolinea come queste tecniche siano pericolose per lintegrità dellembrione e che in questo modo «si favorisce la selezione genetica». Anche Roberto Colombo, genetista dellUniversità cattolica del Sacro Cuore, ritiene che «lorientamento del ministro Turco apra la strada ad una pericolosa ed inaccettabile deriva eugenetica».
Durissimo il comunicato dellassociazione Medicina e Persona, che mette sotto accusa soprattutto il metodo seguito perché di fatto si modifica una legge senza passare dal Parlamento. «Il metodo è ancora una volta quello dellaggiramento e dellannullamento di una legge dello Stato», sostengono i medici cattolici, ricordando anche che con queste linee guida «è stata vanificata e sopraffatta la decisione popolare espressa mediante referendum». Contrarie pure le associazioni Scienza&Vita che definisce la Turco «illiberale» e il Movimento per la Vita di Carlo Casini.
Soddisfazione invece per una larga parte del mondo scientifico. Silvio Garattini si dice convinto che «lapertura nei confronti della diagnosi pre impianto potrà evitare che i genitori siano costretti a ricorrere allaborto». Anche per il ginecologo Carlo Flamigni si tratta di un passo avanti anche se giudica ancora troppo restrittivo «il limite di tre embrioni».
DAgostino: «Decisione contraria alla legge 40»
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