D’Alema esalta il nucleare. Degli altri

Il cambiamento climatico ha alimentato la necessità di energia nucleare. Il ministro degli Esteri Massimo D’Alema lo ha ammesso ieri, in visita a New Delhi, dove ha rincarato la dose: «Tale dipendenza potrebbe alimentare un’intensa rivalità; oppure al contrario stimolare una forte cooperazione nel reciproco interesse. Una stretta cooperazione multilaterale tra i consumatori potrebbe infatti aiutare a ridurre la nostra dipendenza e allo stesso tempo intensificare la ricerca e lo sviluppo di fonti alternative. Ne abbiamo bisogno per ragioni di sicurezza energetica e per affrontare la sfida del cambiamento climatico. Abbiamo chiaramente bisogno di un accordo post Kyoto».
E ha aggiunto: «In questo scenario abbiamo due doveri principali: aumentare il livello di sicurezza degli impianti nucleari, introducendo nuove tecnologie, ed evitare che un possibile revival di energia nucleare generi come conseguenza una serie di problemi per la sicurezza».
In questa prospettiva però ecco la sorpresa: il nucleare è la frontiera del futuro ma, ahinoi, vale per tutti tranne l’Italia.

A chi infatti gli ha chiesto se anche il nostro Paese si convertirà al nucleare D’Alema ha risposto senza esitazioni: «È difficile che partendo da zero l’Italia possa recuperare ciò che non ha fatto negli ultimi trent’anni. Stiamo investendo su altre fonti di energia alternativa», come la solare ed eolica. E ha puntualizzato: «Ogni Paese reagisce in modo diverso».

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