D’Alema: «Israele semina odio» E propone l’invio di una forza Onu

La sinistra scatenata contro lo Stato ebraico. «È ora di isolarlo»

da Roma

Una «violenza indiscriminata» che sta «seminando odio» e che è necessario fermare con «un’iniziativa internazionale». È la condanna del ministro degli Esteri Massimo D’Alema alla strage di civili palestinesi a Beit Hanun. Ma la costola più radicale del centrosinistra prende una posizione ancora più netta: per i Comunisti Italiani, dopo i massacri di questi giorni Israele è «da isolare», mentre Rifondazione chiede che si consideri la situazione che si è venuta a creare nella striscia di Gaza alla stregua di quella del Libano.
Un paragone che sembra reggere anche per D’Alema: l’ipotesi di una forza internazionale è «fattibile», ha chiarito il vicepremier dopo aver partecipato al forum italo-turco organizzato ieri a Roma. A patto però, che, come nel caso del Libano, «ci sia un accordo tra le parti».
D’Alema si augura che «l’accordo per un nuovo governo palestinese» possa «costituire una svolta», ma la violenza di Israele «che colpisce in modo indiscriminato i civili, serve solo a seminare odio e a creare nuovi pericoli».
La sinistra radicale chiede però una condanna più decisa. Il governo deve «elevare la sua protesta ai più alti livelli verso quello che è un crimine contro l’umanità», sostiene il gruppo di Rifondazione al Senato con il presidente, Giovanni Russo Spena. Ma la presa di posizione più dura è quella dei Comunisti Italiani: «Il governo di Israele, dove siedono razzisti dichiarati - attacca il responsabile Esteri del partito, Jacopo Venier - deve essere isolato politicamente ed economicamente, sino a quando non ritornerà a rispettare i diritti umani e la legalità internazionale». Un isolamento da attuare, secondo Venier, con la «revoca dell’accordo militare tra Italia e Israele» e con «l’immediata sospensione degli accordi commerciali preferenziali tra Ue e Israele». La forza internazionale deve intervenire «anche senza il consenso di Israele».
Le posizioni nel centrosinistra sono però contrastate. Il ministro delle Politiche comunitarie Emma Bonino, per esempio, ha sottolineato dopo una visita lampo a Tel Aviv che «all’Italia Israele sta molto a cuore, e sta molto a cuore l’intera regione». Bonino ha incontrato poche ore dopo il massacro di Gaza il vicepremier Shimon Peres e Tzipi Livni, capo della diplomazia dello Stato ebraico, che ha espresso «profondo rammarico» per quello che ha definito «un malaugurato incidente nel corso di una operazione militare».


Il 18 novembre a Milano, come ha ricordato l’europarlamentare indipendente di Rifondazione Vittorio Agnoletto, è convocata «la manifestazione nazionale per la Palestina e il popolo palestinese», in cui i pacifisti proporranno l’obbiettivo dei «due popoli e due Stati» e la «fine del blocco degli aiuti europei ai palestinesi».

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