da Roma
L'Abi esprime per
plessità per la decisione del governo di rinviare al 2008 la riforma del Tfr, una partita da 14,3 miliardi all'anno finalizzata a far decollare la previdenza complementare. Lo si legge nel rapporto Afo 2005-2007 presentato ieri dall'Associazione bancaria italiana. «Genera perplessità la decisione di farla partire (la riforma del Tfr, ndr) soltanto dal 2008, gettando un'ombra sulla garanzia di una pensione adeguata ai lavoratori più giovani e sullo sviluppo ulteriore di cui ha bisogno il nostro mercato finanziario», spiega il direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra, in una nota. Il decreto legislativo sul Tfr prevede che dal primo gennaio 2008 - data posticipata rispetto a quella iniziale del 2006 - i lavoratori potranno devolvere il proprio Tfr ai fondi pensione piuttosto che lasciarlo in azienda per riceverlo come liquidazione quando cesseranno di lavorare. Il lavoratore avrà sei mesi di tempo per esplicitare le sue intenzioni, scaduti i quali, in base al principio del silenzio-assenso, il Tfr sarà devoluto ai fondi chiusi.
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