Dai Chigi a Mussolini

Un polmone verde un tempo confinante con Lavinium, la città fondata da Enea, e Ostia, porto della Roma imperiale. I vecchi la ricordano ancora come la tenuta Laurentina, il fondo passato dalla mitologica Laurentum alla famiglia Chigi. Sono loro a cedere «Fusano» al re d’Italia alla fine del XX secolo per annetterla alla riserva di caccia di Castelporziano, oggi tenuta presidenziale. Il primo a restituire Castelfusano ai romani, però, è Benito Mussolini che come capo del governo impone al Governatorato di Roma la sua acquisizione. Negli anni ’30 Roma emana una legge in cui si vincola la zona come «area d’interesse ambientale e paesaggistico». Uno strumento fondamentale per impedire qualsiasi speculazione edilizia. Viene costruito un ponte sul canale, realizzati due ingressi, uno dalla via del Mare e un altro dal lungomare Lutazio Catulo, costruita una torretta antincendio, impiantate decine di fontanelle, panchine, servizi igienici. Apertura all’alba, chiusura al tramonto. Dalla fine della guerra è lo Stato a tutelarla dallo scempio dei bracconieri e dei piromani.

I guai cominciano il 26 giugno dell’80 quando viene istituito il «parco urbano di Castelfusano». Zero vigilanza, manutenzione insufficiente, degrado e inquinamento. A nulla è valso fino al maxi rogo del 2000 il decreto del ’96 che istituisce la Riserva Statale.

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