da Milano
14 luglio 2005. Sono le 9.46. Per il gip Forleo, la telefonata evidenzia che «D’Alema invita Consorte a utilizzare cautamente altri telefoni dandosi appuntamento a Roma per parlare di persona». Per il gip alcune frasi non possono che essere riferite «a notizie avute in ordine a possibili operazioni di intercettazioni in corso».
Consorte(C): «Pronto?».
D’Alema (DA): «Buongiorno».
(C): «Ciao Massimo. Buongiorno».
(DA): «Parlo con l’uomo del momento? A che punto siete? No, ma non mi dire nulla a che punto siete. Ti volevo dire una cosa».
(C): «È tutto chiuso».
(DA): «È venuto a trovarmi Vito Bonsignore che dà un consiglio (...) voleva sapere se io gli chiedevo di fare quello che tu gli hai chiesto di fare oppure no...(ridacchia)».
(C): (ride).
(DA): «Che voleva alcune altre cose, diciamo».
(C): «Ecco, immaginavo. Non era disinteressato».
(DA): «Gianni, andiamo al sodo, se vi serve resta».
(C.): «Sì, sì, sì. Basta».
(DA): «Poi noi non ci siamo parlati, eh?».
(C): «No, assolutamente».
(DA): «Però ecco...(ridacchia)... Ecco però ti volevo dire questo».
(C): «Lunedì lanciamo l’Opa. Abbiamo finito».
(DA): «Io poi ti devo dire una cosa... ah... se tu trovi un secondo... direttamente».
(C): «Va bene. No ma tanto... eh... è vedere quando ci sei tu a Roma, perché so che sei molto in giro».
(DA): «No, io sono a Roma. Anche oggi alle sette...».
(C): «Eh, oggi è impossibile che sto in giro per il mondo a mettere a punto i soldi. Domenica tu sei a Roma?».
(DA): «Domattina alle otto. Eh?».
(C): «Tu domenica sei a Roma? O mi devi parlare prima?».
(DA): «Be’, volevo dirti... delle prudenze che devi avere, forse...».
(C). «Uhm».
(DA). «Forse ti è arrivata voce, diciamo».
(C). «Uhm».
(DA). «Devo farti un elenco (ride) delle prudenze che devi avere».
(C): «Che devo... che devo avere. Uhm».
(DA): «Sì. Delle comunicazioni».
(C): «Va bene. Adesso allora guarda...».
(DA): «Oh.... (pp.ii) eh?».
(C). «Ti richiamo tra... tra una mezz’oretta e vedo come sono me... cioè come faccio ad organizzarmi».
(DA): «Io sono a un convegno su Amendola e... Sono a Roma tutto oggi... devo vedere lo sceicco del Qatar, devo fare un pochino di cose, ma....».
(C): «Comunque la tua segretaria la tua agenda ce l’ha tutta...».
(DA): «Sì... dalle sei sono libero».
(C): «Massimo, adesso parlo con la tua segretaria e vedo come organizzarmi. Uhm».
Sono le 23.18 del 7 luglio 2005, il colloquio è tra Consorte e Latorre. Il telefono viene passato a D’Alema. Argomento, ancora una volta, la scalata Bnl. Ormai, sembra cosa fatta.
(DA): «Va bene. Vai avanti vai!».
(C): «Massimo noi ce la mettiamo tutta».
(DA): «Facci sognare. Vai!».
(C): «Anche perché se ce la facciamo abbiamo recuperato un pezzo di storia, Massimo. Perché la Bnl era nata come banca per il mondo cooperativo».
(DA): «E si chiama del Lavoro, quindi possiamo dimenticare?».
(C): «Esatto. È da fare uno sforzo mostruoso ma vale la pena a un anno dalle elezioni».
(DA): «Va bene, vai!».
14 luglio 2005, le 9.46. Consorte, al telefono con D’Alema, passa il cellulare a Stefanini allora presidente di Hopa (la holding che attraverso la Finsoe controllava la compagnia assicurativa).
(Stefanini): «Scusa se mi intrometto, eh!».
(D’Alema): «Ciao caro».
(S): «Stai bene?».
(DA): «Sì, ringrazia i nostri amici, eh!».
(S): «Hai visto questi poveri straccioni cooperative cosa stanno combinando?».
(DA): «Eh, ma voi siete grandi, io lo dico sempre. Vi ho difeso in tutte le sedi».
(S): «Eh, sì»
(DA): «Una grande realtà».
(S): «Dai, dai, è una bella operazione questa, caro».
(DA): «Fate bene le... i conti, eh! Non sbagliate i conti».
18 luglio 2005. Al telefono il segretario dei Ds Piero Fassino e il numero uno di via Stalingrado.
Fassino: «Ecco Consorte. Pronto?».
Consorte: «Ciao Piero».
(F): «E allora siamo padroni di una banca?».
(C): «È chiusa, sì».
(F): «E alla fine cosa viene fuori? Fammi un po’ il quadro».
(C): «Alla fine viene fuori che noi abbiamo diciamo quattro banche. Dunque, quattro cooperative».
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