Dai paradisi fiscali alle stock option

Dai paradisi fiscali  alle stock option

Sin dalla sua presentazione il disegno di legge sulla tutela del risparmio ha suscitato un mare di polemiche. Prima per le discussione legate a ruolo e poteri di Banca d’Italia, più recentemente per l’emendamento che introduce un tetto di voto del 30% alle Fondazioni che controllano una banca (la norma riguarda soprattutto il Monte dei Paschi). Nella sua attuale formulazione il provvedimento ripristina tra l’altro la funzione di controllo della Covip sui fondi pensione, superando così la contraddizione che si era venuta a creare con la riforma del Tfr. Per quanto riguarda invece l’intreccio banca e imprese sarà la Banca d’Italia, e non la legge in generale, a decidere, a seconda dei casi e della partecipazione detenuta, il livello di indebitamento che gli azionisti di un istituto di credito o i sottoscrittori di patti di sindacato possono detenere nei confronti della banca stessa.

È prevista anche un’ulteriore stretta sulle società che operano nei «paradisi fiscali»: la Consob fisserà i criteri «in base ai quali è consentito alle società italiane quotate in Borsa e a quelle emittenti strumenti finanziari diffusi tra il pubblico in maniera rilevante di controllare imprese con sede in uno di questi Stati».

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