Chi era Walter Mazzarri, come giocatore?
«Ero contento, quando avevo terminato, pensavo già al futuro e ad un'altra carriera nel calcio che era giusta per me».
Da allenatore si considera un predestinato?
«Da 28 anni in poi cercavo già di capire questo ruolo e cercavo di aiutare i tecnici che mi allenavano: mi ricordo, ad esempio, ad Acireale con Papadopulo».
A chi deve dire grazie?
«Ho iniziato grazie ad Ulivieri, prima come osservatore e poi come secondo: da lui cercavo, già, di capire certi concetti. Mi ha aiutato a togliermi le scarpette bullonate dai piedi».
Talento, convinzione e ambiente ideale. Sono queste gli elementi perfetti per far esprimere un allenatore?
«Concordo pienamente. È utile iniziare dietro ad un tecnico di certo tipo, ma poi tutte queste caratteristiche si devono unire».
Quanto è importante il lavoro psicologico?
«È fondamentale perché ogni giocatore deve essere messo nella migliore condizione mentale e se sta bene rende al massimo».
Dove può arrivare questa Sampdoria?
«Non siamo in grado di dire ai tifosi che possiamo raggiungere un certo obiettivo. Siamo un cantiere in corso: è iniziato un nuovo ciclo, con allenatore e gruppo nuovo che sta imparando anche concetti tattici diversi. Non è facile, senza contare che fino a questo momento non siamo stati particolarmente fortunati. Bisogna promettere soltanto quello che si può raggiungere».
Quanto è ambizioso Mazzarri?
«Lo sono, assolutamente. Non dormo la notte dopo ogni partita che perdo. La sconfitta mi fa sempre male, anche se cerco di trasmettere la serenità».
Sul campo cerca di curare ogni dettaglio.
«Il particolare può fare la differenza, il calcio non è una scienza esatta, ma ha bisogno delle scienze. E per questa ragione che certi allenatori dovrebbero essere giudicati in un tempo medio-lungo».
La Samp è un punto d'arrivo oppure un trampolino di lancio?
«Io interpreto il mio lavoro, pensando soltanto ad allenare, a fare bene. È l'unica cosa che m'interessa».
L'importanza della gavetta?
«Sono orgogliosa d'averla fatta e sono altrettanto orgoglioso di essermi sudato tutto quello che ho ottenuto».
È scattato subito un certo feeling con i tifosi, come se lo spiega?
«Nelle piazze in cui sono stato in precedenza all'inizio c'era sempre un pizzico di scetticismo, ma poi con il lavoro ho fatto cambiare idea. Devo essere sincero, non mi aspettavo di essere accolto subito così bene in un ambiente importante come quello di Genova: vedere certi consensi e attestati d'affetto e senza aver dimostrato niente, quasi m'imbarazza. Voglio sdebitarmi con questi straordinari tifosi».
Pulvirenti, Spinelli, Foti e Garrone, sono stati i suoi presidenti. Un giudizio?
«I primi tre si assomigliano come intendono il rapporto con l'allenatore. Garrone si è dimostrato una persona squisita, appena ho avuto l'occasione di incontrarlo mi sono subito reso conto di avere a che fare con un autentico signore, anche d'animo».
Quanto è importante avere in squadra Cassano?
«Si è creato un bel rapporto tra noi, e spero di avergli dato, in questi mesi, anche qualcosa dal punto di vista umano. Ho cercato di comportarmi come un fratello maggiore. Nessuno di noi lo vizia, quando è stato necessario l'ho anche bacchettato. In campo magari si fa prendere dall'adrenalina e diventa difficile gestire certe situazioni, ma lui sta lavorando tantissimo per ripagarci e ripagare se stesso con una grande annata».
Qualcuno diceva, Cassano sarà un problema per la Samp. Invece, sta diventando un problema per gli avversari.
«Se continua così può essere assolutamente un valore aggiunto per noi».
Quest'anno ha confermato una sua caratteristica, spesso riesce a rilanciare giocatori. Vedi Sala, ad esempio.
«Nella mia carriera ci sono state situazioni simili con alcuni ragazzi che sono stati nuovamente valorizzati: per me è un motivo d'orgoglio, rappresenta una delle soddisfazioni più grandi per un allenatore».
Facciamo un bilancio fino a questo momento?
«Positivo, in alcune partite avremmo meritato qualcosa di più: ci mancano 5/6 punti e sarebbe stato un campionato eccezionale. Credo che in questa stagione il risultato immediato sia meno importante d'altri anni».
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