Thomas Daley ha solo 13 anni, ma non li dimostra. I ragazzini della sua età amano passare pomeriggi interi immersi tra playstation e computer; alla meglio, cè sempre il campetto dietro casa dove tirare quattro calci al pallone. Lui no. A lui piace salire in cima a una piattaforma di dieci metri, prendere un bel respiro e tuffarsi. E vincere.
Thomas Daley ha solo 13 anni, ma quando si infila il costume e sale sulla piattaforma sembra dimenticarselo. Dietro a quei capelli a spazzola, che ama «tirare su» ogni volta che emerge dallacqua, e il viso pulito di un adolescente si nasconde un campione. Per ora, un campione europeo: tra qualche mese, chissà. Pechino è alle porte è il sogno a cinque cerchi è dietro langolo. Certo la tensione olimpica può annientare chiunque, soprattutto in uno sport dove in pochi istanti ci si gioca mesi, se non anni, di preparazione. Ma Thomas Daley sa trasformarsi: quando i suoi occhi scrutano lorizzonte prima di un volo lungo dieci metri e un tuffo in acqua a oltre 50 chilometri allora, lo sguardo è quello di un campione navigato che sa come non farsi stritolare dalla tensione. Perché è in questi momenti, quando serve la perfezione in ogni singolo gesto, che il campionissimo dimostra il suo essere superlativo. E Thomas Daley, in questo, non è per nulla un quattordicenne, anzi.
A Pechino, durante le qualificazioni olimpiche dello scorso febbraio, Thomas dopo i primi cinque tuffi era solamente decimo (passavano i primi otto): serviva un tuffo perfetto. Daley tirò fuori il secondo miglior tuffo dellintera gara e chiuse al settimo posto con in tasca il biglietto per lOlimpiade. Ancora un esempio: Manchester, lo scorso gennaio. In palio cè il British Diving Championship, il campionato nazionale inglese. In gara Thomas fatica a imprimere il giusto ritmo ai suoi tuffi: Pete Waterfield - già medaglia dargento ad Atene 2004 - sembra imprendibile. Poi in Thomas scatta qualcosa: infila una serie di tuffi incredibili che lo portano a ridosso della vetta. Si decide tutto allultimo tuffo: Daley è, guarda caso, perfetto, Waterfield no. E il titolo finisce al collo del piccolo Thomas.
Titolo europeo, titolo britannico e qualificazione olimpica: se tre indizi non fanno una prova, poco ci manca. Daltronde, ogni tuffo di Daley è uno storia che si ripete: la salita, la minuziosa pulizia con lasciugamano che puntualmente getta giù come a dire «aspettami lì che tra poco arrivo anchio», un breve ripasso dei gesti e dei movimenti da compiere, uno sguardo allacqua, il tuffo. E poi i-pod e cuffiette alle orecchie per rintanarsi nel proprio mondo e ritrovare la concentrazione giusta per il salto successivo.
Tania Cagnotto, una che di tuffi dalla piattaforma se ne intende, laveva già incoronato nel recente passato: «Potenzialmente, è meglio dei cinesi: ha una sensibilità verso acqua e spazio che è davvero rara.
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