Dall’ansia da Auditel a quella da prestazione Fiorello non è superman

L’altra sera l’artista ha interrotto bruscamente lo spettacolo poi si è giustificato con il pubblico: "Scusate, non è serata". Per i maligni è l'ultima trovata pubblicitaria. In realtà anche Rosario è umano

Dall’ansia da Auditel a quella da prestazione Fiorello non è superman

Ma allora è umano. Ma allora è anch’egli come tutti quanti noi, stressato da impegni e pensieri, sovraccarico di lavoro e magari distrutto dalle notti insonni perché la bimba ha la pertosse e alla fine in casa non dorme più nessuno. Capace pure che abbia bisogno di ferie. Per noi, che questi accidenti subiamo quotidianamente con la lingua di fuori, finché qualche volta scoppiamo, la sorpresa è enorme. Anche i mattatori scoppiano. Li pensiamo e li vediamo sempre uguali a se stessi, sempre iperattivi e ipercinetici, mai scalfiti da pena e da dolore, da tormento e da fatica, ineffabili e imperturbabili, freschi come rose a qualunque ora del giorno e della notte. Invece, l’altra sera, il botto: Fiorello chiude in anticipo il suo show, se ne va e per una volta non sta scherzando.

In un primo momento il pubblico pensa che sia l’ennesima gag. Qualcuno ricorda subito come sia pur sempre il primo d’aprile. Adesso torna e vediamo che s’inventa. Ma l’attesa dello scherzone dura molto poco. Fiorello effettivamente torna, ma non ha alcuna voglia di fare il simpatico cretino: «Scusate, stasera è andata così. Mi dispiace, ma preferisco fermarmi qui. Certe volte succede anche ai calciatori: sono ansie da prestazione». Lui, passato a Sky per sfuggire l’ansia da Auditel.

Un saluto, parte Io vagabondo, titoli di coda, tutti a casa. Ed è subito clamore. Che succede a Fiorello? È l’ultima trovata per far parlare del suo show migrante, dai canali popolari e gratuiti a quello trendy e satellitare? Come idea non sarebbe neppure così originale: dalla famosa visita a Palazzo Grazioli, in casa Berlusconi, passando per le incursioni, gli incroci, le contaminazioni, gli inviti e le invasioni in tutti i programmi più noti (a stento ne esce incolume il Meteo di Giuliacci), Fiorello non si è praticamente risparmiato nulla. Se poi, per tirare la rete a strascico sugli ascoltatori, arriva anche a inventarsi una sceneggiata alla Mario Merola, significa che è alla canna del gas.
Ci sarebbe poi un’altra lettura, sempre molto cara ai dietrologi che la sanno immancabilmente più lunga: in realtà, a Fiorello non sta bene come gli stanno lavorando attorno, e allora fa la primadonna, si lascia prendere dai nervi e se ne va isterico. Anche in questo caso, una cosa ben triste: sarebbe la fine del Fiorello sano, vero, genuino che ha conquistato un’intera nazione con la sola forza del talento e dell'ironia.

Allora, come leggere lo storico episodio? Al diavolo le dietrologie. Facciamolo sincero. Almeno fino a prova contraria, il Fiorello scoppiato firma uno dei suoi numeri più belli, più umani, più teneri. Nel mondo dei supermen televisivi, sempre al centodieci per cento, con l'abbagliante sorriso pianoforte e la cotonatura da minuetto veneziano, perennemente superiori a eventi e impacci della vita, persino della propria, Fiorello non nasconde la debolezza. Parla apertamente di enorme emozione. È permesso? Può succedere? Deve essere permesso, deve succedere. Per una volta, l’incantato mondo tv della finzione, o del reale finto, viene incrinato dal reale reale. Alle volte, anche i fenomeni crollano. E magari scoprono quant’è bello il gusto di lasciarsi andare, quando è il caso.

Che cosa poi abbia tanto compresso Fiorello, lui solo lo sa. Da fuori, l’ansia da prestazione ha più l'aria di un'ansia da risultato. Su questo passaggio a Sky hanno caricato talmente tanta roba - montagne di denaro, montagne di spot, montagne di significati -, che alla fine chi deve sostenerlo, portando a casa adeguate contropartite, si è ritrovato con le ginocchia molli. Collasso da overdose. Non è una spiegazione scientifica: è un’ipotesi.

Stupisce però che a restare spiaccicato sotto il peso sia il più sereno, il più scanzonato, il più spensierato dei nostri artisti. Forse, subisce i danni di un azzardo troppo studiato, troppo pompato, troppo di tutto.

Lui, che si è sempre mosso all'insegna del motto anglosassone, «do it easy», fallo nel modo più semplice. Per fortuna, alla fine è tornato tra noi, tra gli umani, tra i vulnerabili. Ansioso, stressato e scoppiato. Il Fiorello migliore.

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